La sede regionale della Rai organizza in Cineteca giovedì 10 ottobre alle ore 20 la proiezione del film “L’estate di Gino” di Fabio Martina (Italia, 2018, 80’).
Un docufilm che delinea la figura di don Gino Rigoldi, cappellano dell’Istituto Penale Minorile Beccaria di Milano, e dei suoi “figli” - ragazzi di comunità e del carcere - nel corso di una vacanza a Sant’Antioco, in Sardegna.
Saranno presenti in sala il regista Fabio Martina e don Gino Rigoldi.
Ingresso libero e gratuito.
SCHEDA DEL FILM
Don Gino Rigoldi, cappellano dell’Istituto Penale Minorile Beccaria di Milano, decide di trascorrere l’estate in Sardegna insieme ai ragazzi che ha ideologicamente e concretamente adottato. Ex detenuti, giovani incensurati, immigrati con problemi di integrazione, tutti sono “figli” di Don Gino, con il quale passano le loro giornate a mare a cucinare, a giocare a carte, a raccontare cosa li abbia portati fin lì. Le storie si intrecciano e si diversificano, ma tutte sono ascoltate dall’orecchio attento del sacerdote che non perde mai di vista il percorso di redenzione e crescita dei propri ragazzi.
Questo docufilm di Fabio Martina non si può scindere dalla (lodevole) volontà di rendere omaggio ad un uomo considerato un vero e proprio eroe del nostro tempo.
Insieme a pochi altri (tra cui il più volte citato Don Ciotti) ha espresso una concreta e sincera compassione cristiana, restituita alla comunità attraverso il sostegno dei giovani in difficoltà. Eppure, come i veri eroi, quest’aurea di salvatore non prevale nemmeno un secondo sull’ordinarietà e la semplicità dei gesti e delle parole. Il film non fa altro che assecondare questa propensione, non costruendo mai una qualche sovrastruttura sul racconto del quotidiano. La macchina da presa quasi si nasconde dietro le spalle di Don Gino, come a provare ad emulare i suoi stessi movimenti ed il suo sguardo.
Proprio per questo a dare un senso a questo ritratto non è tanto la figura del sacerdote, quanto la gratitudine ed il rispetto dei ragazzi che accompagna, che a mano a mano si rivelano, svelando il loro affetto nei confronti di Rigoldi ed il loro ritrovato senso di famiglia. La mancanza di filtri tra regia e protagonisti, inoltre, lascia spazio anche a qualche riflessione più ampia sulle problematiche sociali che Don Gino negli anni ha visto cambiare. I ragazzi non fanno infatti fatica a parlare di cosa li abbia condotti al carcere minorile e ad avere ancora problemi con la giustizia. E se le difficoltà attuali sembrano essere quelle dell’integrazione, non sono le uniche da dover ancora affrontare oggi.
Rigoldi racconta molto bene cosa significhi lottare quotidianamente contro la povertà, l’abbandono, il diffondersi della droga (è stato uno dei primi ad affrontare il problema dell’eroina nel territorio milanese) e come la soluzione a volte sia molto semplice: essere presenti e non avere paura. L’amore di un padre, dunque. Lo stesso che quest’opera in modo molto rispettoso ed intimo cerca di trasmettere più di qualsiasi altro punto di interesse.
Martina Ponziani, mymovies