Celebrazioni barettiane

In occasione delle celebrazioni per i 300 anni dalla nascita di Giuseppe Baretti, mercoledì 15 gennaio alle ore 19 sarà proiettato in Cineteca Sarda il film di Roberto Faenza "Marianna Ucrìa" (Italia, 1997, 108’).

Le celebrazioni sono promosse dal centro internazionale di studi europei Sirio Giannini con il Comune di Seravezza (Lucca). Il calendario di iniziative si è aperto il 3 e il 4 maggio con un convegno a Seravezza e proseguirà fino al 2021 con eventi in altre città italiane e europee, tra cui, Lisbona e Utrecht. Un corposo programma di iniziative sotto l’egida del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che coinvolge anche Pistoia, Lucca, Pisa, Cagliari, Torino.

Le celebrazioni, hanno spiegato gli organizzatori, vogliono accendere i riflettori sulla figura Baretti come intellettuale poliedrico, originale, indipendente e, ancora oggi, sottostimato.

MARIANNA UCRIA

In Sicilia, nella prima metà del Settecento, la dodicenne Marianna Ucrìa viene portata dal nonno ad assistere ad una impiccaggione, nella speranza che lo spettacolo possa farla guarire dal mutismo. Ma tutto risulta vano. Marianna non parla e non sente. Viene così indotta dalla madre a sposare lo zio Pietro e, quando arriva a sedici anni, ha già partorito tre figli. Diventata giovane donna, accoglie la visita di un istruttore francese che l'avvia al linguaggio dei segni e le fa conoscere le idee filosofiche che si muovono per l'Europa. Quando il marito muore, Marianna si trova a dover gestire la propria vita e i rapporti con gli altri. Dimostra così di aver acquisito una forte personalità che le permette di governare i rapporti con la servitù e una importante relazione sentimentale con il fratello della propria serva Fila. Ormai donna matura e consapevole, Marianna è in grado di capire il terribile segreto che le era stato nascosto: il suo mutismo è derivato dal trauma provocatole dalla violenza sessuale subita dallo zio Pietro.

Critica: "Alle prese con il Settecento siciliano, il cineasta rielabora con qualche libertà, specialmente nel finale, il romanzo: e se il messaggio - diciamo 'proto-femminista'? - risulta sostanzialmente rispettato con le sottolineature d'obbligo, l'elegante messa in scena fornisce al film quella qualità spettacolare che era mancata a 'Sostiene Pereira'. Poi uno potrebbe chiedersi perché Faenza, forte dei successi recenti, non abbia avuto il coraggio di cimentarsi con una storia originale, magari legata all'Italia dei nostri giorni, ma questo è un altro discorso." (Michele Anselmi, 'L'Unità', 8 febbraio 1997)

[fonte: cinemtografo.it]