Rassegna "Lo sguardo e la memoria"

Prende il via mercoledì 30 marzo 2022 in Cineteca (viale Trieste 126) una rassegna intitolata LO SGUARDO E LA MEMORIA in cui si propongono 7 film recentissimi, di autori in maggioranza sardi, che recuperano immagini di archivio eterogenei (cinema di famiglia e cinema ritrovato) e le rielaborano in nuovi progetti audiovisivi.

Si comincia con IL MIRACOLO DEI REI di Alessandra Usai. Tutti gli incontri consistono nella proiezione dei film e nell’incontro con i registi che racconteranno i loro percorsi artistici in relazione ai nodi tematici dello sguardo e della memoria con cui si misurano nei loro progetti autoriali. Sono coinvolti Alessandra Usai che rinnova il momento storico dell’immagine in un docufilm sulla colonia penale di Castiadas; Gaetano Crivaro, Margherita Pisano e Felice D’Agostino che indagano sul grado di permanenza e persistenza dell’immagine di Sant’Efisio ritualizzato ogni anno a Cagliari; lo sguardo di Andrea Mura punta sulla memoria dei pastori sardi emigrati in Toscana mentre Stefania Muresu e Fabian Volti (4canieperstrada) tramano sulla forza politica e riattualizzata dell’immagine d’archivio. Se nel film del siciliano Leandro Picarella (che utilizza cinema di famiglia della Cineteca sarda), l’immagine d’archivio incontra il mondo magico del sud e muta natura dentro il cinema di finzione, nel film di inchiesta di Antonio Sanna l’immagine si dà come testimonianza storica, si appella al suo contenuto di denuncia. L’appuntamento con i film di Vittoria Soddu e Helena Falabino, prodotti all’interno del progetto Re-Framing, dà conto di un grande lavoro di ripensamento tecnico e artistico che il found footage innesca come primo momento di una rielaborazione del film ritrovato. L’ultimo appuntamento è invece incentrato sul progetto di destrutturazione del filmato di archivio da parte di Daniele Atzeni, volto a riconfigurare semanticamente l’immagine di archivio reinventando il suo referente originario.

Mercoledì 30 marzo 2022 – ore 19.00

IL MIRACOLO DEI REI di Alessandra Usai, 2021

Regia: Alessandra Usai - Soggetto e Sceneggiatura: Alessandra Usai - Montaggio: Teresa Giulia Sala - Fotografia: Francesco Piras - Produttore: Nicola Mennuni, Alessandra Usai

Sinossi: Dopo l’unione d’Italia, la sovrintendenza delle carceri italiane di Roma si trovò ad affrontare il problema connesso ad un utilizzo dei carcerati che fosse socialmente utile ed economicamente sostenibile, optando per la riqualifica dei territori abbandonati. A seguito di questa decisione, prese forma il miracoloso intervento dei rei che furono condannati ai lavori forzati nella colonia penale agricola più estesa d’Italia, a Castiadas (costa sud-est della Sardegna), per bonificare un territorio di 6300 ettari disabitato da 350 anni, malsano, paludoso e malarico. L’ 11 agosto 1875 l’Ispettore Generale delle carceri d'Italia, Cavaliere Eugenio Cicognani, con una manciata di uomini e una dozzina di carcerati sbarcava sulla spiaggia di Cala Sinzias a Castiadas. Da quel giorno e per 80 anni i condannati hanno lavorato duramente per redimere i loro peccati riuscendo a bonificare l’intera area e trasformandola in uno dei luoghi più affascinanti della Sardegna, mentre la malaria li decimava inesorabilmente.

Una storia ancora sconosciuta che deve insegnarci ad apprezzare il sacrificio dei tanti uomini, come carcerati, guardie ed impiegati, che hanno lavorato e offerto la propria vita per consegnarci queste terre preziose così come le conosciamo oggi; un paradiso terrestre ricco di valori, bellezze, tradizioni e cultura.

La storia viene raccontata intercalando i paesaggi e le bellezze come sono oggi con le ricostruzioni storiche sviluppate dalla descrizione di tutti i documenti e reperti disponibili di quel periodo; dissolvenze che ci riportano indietro nel tempo, animazioni che fanno rivivere immagini del passato, una storia triste e di forte impatto raccontata in modo umano e poetico.


Alessandra Usai (Cagliari, 1981) ricercatrice, regista e produttrice. Nel 1999 lascia la Sardegna per trasferirsi a Milano, dove si laurea in Lettere e Filosofia con indirizzo specialistico in Storia del Cinema. Dopo il laboratorio di critica cinematografica tenuto dal critico Morando Morandini, nel 2007, insieme ai suoi compagni di corso presenta durante il festival di Milano Filmmaker il documentario “La piazza” vincitore del premio Fnac. Nelle sue più importanti produzioni indipendenti ha privilegiato contenuti di giustizia sociale e di uso sostenibile delle risorse; tra queste, assumono particolare rilievo il documentario “Vrindavan, Food for Life” interamente girato nella città santa indiana di Vrindavan e il documentario "Food-consumer". Dal 2011 al 2018 ha vissuto e lavorato a Dublino, dove nel 2013 ha diretto il cortometraggio storico “Lady Mary of Birr” per la sceneggiatura di Maken Mentxaka. Nel 2015 ha diretto il documentario scientifico “Ladies of Science”, coprodotto insieme alla irlandese Snugboro film, che riceve premi nei festival di Los Angeles, di Saint Tropez e di Milano. Nel 2018 torna a vivere a Cagliari dove apre la casa di produzione Nical Films. Tra il 2018 e il 2019 lavora alla produzione del docufilm  “Il Miracolo dei Rei”, come regista e produttrice in associazione con Istituto Luce Cinecittà. Ultimamente la regista si sta dedicando allo sviluppo del suo primo lungometraggio di finzione “Janasa”, ispirato all’omonimo libro scritto da Claudia Zedda.



IL PROGRAMMA COMPLETO

• Mercoledì 30 marzo 2022 – ore 19.00

IL MIRACOLO DEI REI di Alessandra Usai, 2021

• Mercoledì 6 aprile 2022 – ore 19.00

RONDÒ FINAL di Felice D’Agostino, Gaetano Crivaro e Margherita Pisano, 2021

• Mercoledì 13 aprile 2022 – ore 19.00

TRANSUMANZE - DALLA SARDEGNA ALLA VALDORCIA di Andrea Mura, 2021

• Mercoledì 20 aprile 2022 – ore 19.00

PRINCESA di Stefania Muresu, 2021
UMBRAS di Fabian Volti, 2021

• Mercoledì 27 aprile 2022 – ore 19.00

DIVINAZIONI di Leandro Picarella, 2020

• Mercoledì 4 maggio 2022 – ore 19.00

DOPO IL FUTURO di Antonio Sanna, 2022

Interviene Marco Zurru

• Mercoledì 11 maggio 2022 – ore 19.00

SULLE ARIE, SULLE ACQUE, SUI LUOGHI di Vittoria Soddu, 2021
ARBATAX!! di Helena Falabino, 2021

• Mercoledì 18 maggio 2022 – ore 19.00

I MORTI DI ALOS di Daniele Atzeni, 2011
INFERRU di Daniele Atzeni, 2019



LA RELAZIONE SGUARDO / MEMORIA

Il cinema sovrappone un’idea di realtà che si misura con la percezione del reale che ciascuno di noi ha: una percezione in cui si intrecciano lo sguardo e la memoria. Il senso di verità ha sempre a che fare con processi conoscitivi e lo sguardo, in questo gioco di relazione con la memoria, ha sempre questo desiderio di cogliere il vero nella realtà verso cui dirige la propria attenzione. Lo sguardo è comunque sempre ancorato al mondo soggettivo. La memoria, per quel tanto di realtà che l’immagine d’archivio può avere in sé sedimentata, è anch’essa una memoria soggettiva. Per esempio nel cinema di famiglia tutte le immagini sono girate in soggettiva: conta ed è sempre presente lo sguardo dell’operatore perché è lui il narratore, colui che sceglie l’inquadratura e il suo oggetto: egli è componente concreto della scena anche se non si vede, o, per dirla in altri termini, non può essere mai considerato astratto e assente. La sua intenzione rifugge dalla forma dogmatica dell’oggettività e sembra dirci: quando filmo voi guardate quello che sto vedendo io in questo preciso momento e quello che vedete sta accadendo nel momento preciso in cui io lo riprendo, ma non è tutto quello che vedo e sento. È un istante dilatato in cui lo spazio ha una sua temporalità e il tempo ha una sua spazialità. Ma il gradiente di finzione in questi può avvicinarsi facilmente al minimo indispensabile (o anche dispensabile, o anche pensabile). Il cinema che riusa quegli sguardi e quella memoria sono altro e alienano la verità di quella immagine, ma comunque ci ripropone uno sguardo e una memoria che si sovrappone a quelle sedimentate nelle immagini. Le sovrapposizioni possono essere anche molto diverse: può tentare e ottenere diversi gradi di trasparenza, cancellature, intrecci più o meno obliqui e/o parziali, financo deformazioni e illusioni ottiche. Comunque sia lo sguardo del regista rielabora, rimette in circolo il “già visto” e questo non significa necessariamente che il principale sacrificio lo subisca il senso di verità. La volontà estetica che tenta “il vero”, proprio perché “lo tenta” non lo afferra. Perché il senso di verità in questi film si fa altro e diventa discorso, narrazione, ed è in quel momento di cinema che il nostro sguardo di spettatore incrocia altri sguardi e altre memorie.