Presentazione del libro di Evelina Nazzari e proiezione del film "Processo alla città"

Martedì 9 aprile al Cinema Odissea, in viale Trieste n. 84 a Cagliari, si terrà un incontro dedicato a Evelina Nazzari e a suo padre Amedeo.

• ore 19: presentazione del libro Memorie a brandelli di Evelina Nazzari.
Coordinerà l'incontro il regista e critico cinematografico Sergio Naitza.

• ore 20.30: proiezione del film Processo alla città di Luigi Zampa, interpretato da Amedeo Nazzari.
Introdurrà il film il direttore del CSC di Cagliari della Società Umanitaria Antonello Zanda.

L'ingresso è libero e gratuito.


IL LIBRO
Memorie a brandelli

di Maria Evelina Buffa Nazzari 
Edizioni Sabinae, 2024

Evelina Nazzari si racconta, e racconta le sue origini, traendo spunto da un momento reale della sua esistenza, nella forma di un vagabondaggio tra invenzione, autobiografia e memoria. In una dolorosa fase di transizione della sua vita, impegnata nel difficile compito di ricostruirsi dopo un grave lutto e una separazione, l’autrice, alle prese con la necessità di eliminare vecchie carte, ritrova un suo diario di scuola degli anni Settanta. È lo spunto dal quale si dipanano, nell’arco di due secoli, con frequenti ritorni al presente e lungo un percorso apparentemente erratico, ricordi personali e frammenti di storia di una famiglia cosmopolita che abbraccia l’Italia, la Francia, la Grecia e la Turchia. Il tutto condito da episodi della vita e della carriera del padre Amedeo e della madre Irene (anche lei attrice) e da riflessioni sull’adolescenza, la condizione umana, la prospettiva del declino.

IL FILM 
Processo alla città
(Italia/1952) di Luigi Zampa (106')
“L’idea è del giovane Francesco Rosi: vorrebbe fare un film sul processo Cuocolo, che nel 1911 portò alla prima condanna in massa di un gruppo di camorristi napoletani, e scrive il soggetto con Ettore Giannini. Ma il film, che anticipa vent’anni di cinema civile, è puro Zampa, efficace tanto nella drammaturgia che nella descrizione d’ambiente. E la ricostruzione della camorra belle époque, si intuisce, è un pretesto per parlare in modo trasparente di una società che non cambia. Amedeo Nazzari, il giudice ispettore Spicacci, è l’unico appiglio di ordine e morale in una società che appare corrotta dagli strati più bassi a quelli più alti” (Alberto Pezzotta).[cinetecadibologna]