All'interno di ‘Incanti’, la rassegna che da luglio si svolge nei siti storico-archeologici del litorale quartese, tra il Nuraghe Diana di Is Mortorius e la Villa Romana di Sant’Andrea, venerdì 6 e sabato 7 settembre si terranno due proiezioni in collaborazione con il CSC della Società Umanitaria - Cinteca Sarda di Cagliari.
• venerdì 6 settembre ore 20.30, Nuraghe Diana
proiezione del film "Il monello" di Charlie Chaplin
musiche dal vivo con Rocco De Rosa (pianoforte)
introduce Antonello Zanda.
L'ingresso è libero e gratuito.
La rassegna è organizzata dalla DD-Events e si avvale della direzione artistica e scientifica dell’archeologa Patrizia Zuncheddu. È promossa e finanziata dal Comune di Quartu Sant’Elena e dalla Fondazione di Sardegna, con il patrocinio della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna.
'Il monello': un film con un sorriso e, forse, una lacrima.
Tra le tante transizioni e trasformazioni che segnarono la carriera di Charlie Chaplin, nessuna fu importante quanto quella che coincise con la realizzazione del Monello. Nel 1914, durante il periodo trascorso ai Keystone Studios di Mack Sennett, Chaplin aveva già cominciato a dirigere se stesso. In pochi anni la durata dei suoi film passò da trenta minuti scarsi a un'ora abbondante. Il monello, uscito nel 1921, era il suo film più lungo. Vita da cani e Charlot soldato, entrambi del 1918, avevano già superato la forma breve dei cortometraggi precedenti, ma Il monello fu il primo vero lungometraggio di Chaplin, in sei rulli (originariamente più di un'ora) e con una struttura drammatica innovativa. Il monello inserisce il personaggio di Charlot nella vicenda drammatica della Donna (interpretata da Edna Purviance), che abbandona il figlio illegittimo condannandosi a una vita di rimorsi e sensi di colpa.
All'ampliarsi del respiro drammatico dei film di Chaplin corrispondeva un nuovo stato d'animo. Anche se il lato malinconico e sentimentale era già emerso agli inizi della sua carriera cinematografica (possiamo probabilmente farne risalire la prima apparizione al finale di Il Vagabondo, del 1915), fu con Il monello che Chaplin adottò un approccio decisamente emotivo. "Un film con un sorriso - e, forse, una lacrima", recita la prima Charlot e il monello in uno degli abbracci più celebri della storia del cinema didascalia. Ed è qui che affonda le sue radici questa commistione, questo sguardo aggraziato in bilico tra risata e dolore, che caratterizzerà tutta la produzione successiva di Chaplin. Secondo alcuni critici, questa nuova intensità emotiva affranca l'arte di Chaplin dalle sue radici slapstick. Secondo altri, essa finisce per corrompere quella fonte inesauribile di comicità disordinata trasformando il genio anarchico del cinema in un clown sentimentale. La verità è che Il monello mostra fino a che punto lo slapstick irriverente di Chaplin s'intrecci al sentimento. E più che rendere Charlot accettabile ai gusti borghesi dell'epoca, la nuova estensione emotiva di Chaplin pone le basi del suo fascino senza tempo. [...]
[Tom Gunning, Il cinema ritrovato]