"Incanti al Nuraghe Diana": proiezione del film "Cainà" di Gennaro Righelli

La rassegna ‘Incanti’ prosegue sabato 7 settembre con la presentazione di due libri e, a seguire, con la proiezione di un film muto in collaborazione con il CSC della Società Umanitaria - Cinteca Sarda di Cagliari:

programma:

• ore 19.15 - Nuraghe Diana
presentazione dei libri "Nonostante tutto" e "Il primo giorno di scuola"
di Daniele Altieri
dialoga con l'autore Veronica Cadelano (pedagogista)
letture di Monica Zuncheddu

 ore 20.30 - Nuraghe Diana
proiezione del film "Cainà - L'isola e il continente" di Gennaro Righelli (1922)
musiche dal vivo con Rocco De Rosa (pianoforte)
introduce Antonello Zanda.

L'ingresso è libero e gratuito.

Rocco De Rosa commenta al pianoforte Cainà - l’Isola e il continente, film muto girato in Sardegna nel 1922 dal regista Gennaro Righelli.
Cainà: l’isola e il continente (1922) | Cainà: The Island and the Continent (1922)
Il rapporto tra musica e cinema o in genere, tra musica e immagini ha da sempre caratterizzato la ricerca musicale di Rocco De Rosa non solo per la grande passione che lega il musicista all’arte cinematografica ma anche per una naturale forza “visiva” delle sue composizioni. I riferimenti stilistici alla musica d’epoca o alla colonna sonora originale sono solo lontanamente evocati e quello che si ascolta è uno stile moderno ma nello stesso tempo classico, nel senso che viene restituita una melodicità e un’espressività avvertita come “familiare”, naturale, attraverso una sensibilità moderna.
Chi è Cainà? “Degenerata”, la definisce la sua stessa madre. “Strega”, la apostrofano i vegliardi del villaggio. È una che “se l’è andata a cercare”? O è l’ennesimo spirito libero destinato a ritrovarsi triturato dagli atavici ingranaggi di una società che si alimenta del proprio immobilismo?
Per spezzare l’immobilismo possiamo immaginare due strategie: ribellarsi in casa, oppure darsi alla fuga. Cainà sceglie la seconda. O forse, più che una scelta, è un impulso. “Il suo desiderio appartiene solo al mare e a terre sconosciute”, ci spiega una didascalia. L’isola la asfissia. Le riempiono invece testa e polmoni i racconti dei marinai accampati attorno al fuoco, che lei ascolta di nascosto. Cainà, più che una figlia di Iorio di dannunzianza memoria, forse anche più che un’eroina alla maniera di Grazia Deledda, sembra una Bovary analfabeta. Si infila clandestinamente nel veliero, per andare. La distanza non è tanta, ma anche in un breve tratto di mare le onde possono diventare cattive. E Righelli è un regista marittimo spettacolare. Cosa cerca Cainà con questa fuga? Uno spiraglio di felicità? Non ci è chiaro, e forse neanche a lei.
Tra i tanti meriti di quest’opera densa, tesa, compatta, disperata, talvolta incomprensibile, c’è la Sardegna. Nelle ricerche pluriennali che abbiamo dedicato al paesaggio italiano nei primi anni del Novecento, spicca l’assenza di immagini cinematografiche dedicate al territorio sardo. Cainà è il film che più si avvicina a quei ‘dal vero’ perduti. Nei panorami fantasticamente aspri della Gallura, nei villaggi che sembrano tutt’uno con la pietra, nei nuraghi ineffabili, nel folklore delle feste di paese, nei lamenti funebri… Gianni Olla, tra i maggiori conoscitori del cinema sardo, capace di individuare con precisione chirurgica le location del film (“tra Aggius e Bortigiadas”, prevalentemente), arriva a dire che pure gli interni sono arredati “con scrupolo quasi etnografico”.
“…Maria Jacobini diede il fuoco della sua viva interpretazione alla figura proterva, maliosa e sognatrice di Cainà, esprimendo col gioco mirabile della maschera incisiva e prodigiosa, l’eterno fatale tormento della camminante senza pace”.
Andrea Meneghelli