Data:
15-05-2024 18:30 - 22:30

Descrizione

"La scena svelata. L'arte della scenografia cinematografica" prosegue con un incontro dedicato a Cinecittà.

Cinecittà eterna

• ore 18.30: incontro con Simona Balducci, responsabile del reparto costruzioni scenografiche di Cinecittà e Myriam Mereu, ricercatrice presso la Facoltà di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Cagliari
• ore 20.30: proiezione di Amarcord di Federico Fellini (Italia, 1973, 123’ - scenografie di Danilo Donati) in occasione del 50° anniversario della presentazione internazionale al Festival di Cannes 1974


Simona Balducci. "Sono un architetto, laureata alla facoltà di Architettura della Sapienza a Roma, per caso ho iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, le mie aspettative erano diverse, avrei voluto fare la veterinaria e la scelta di studiare architettura è stata quasi obbligata. Mi sono resa conto che anche in questo ambito avevo la stoffa e ho lavorato sempre nello spettacolo, nella realizzazione delle costruzioni delle scenografie. Lo scenografo immagina e io faccio il lavoro di trasformare le immagini in realtà. Ho insegnato all'università per un periodo e quello che dico sempre io agli scenografi 'voi non vi rendete conto di cosa significa lavorare su una linea che voi mettete su un foglio'. Ho iniziato con le opere liriche, poi il teatro di prosa e dal 1999 lavoro qui a Cinecittà dove sono vice responsabile della costruzione scene, a breve dovrei diventare responsabile e sarei la prima donna a ricoprire questo ruolo. Il lavoro che svolgo è prettamente maschile, le donne si trovano come scenografe o assistenti scenografe, io gestisco il cantiere, decido quanto costa fare una cosa, quante persone ci vogliono, che tipo di materiali dobbiamo usare, che tipo di strategia costruttiva. Insomma è un lavoro che finora era appannaggio degli uomini."
Myriam Mereu. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Studi Filologici e Letterari all'Università di Cagliari con una tesi sulla lingua nel nuovo cinema sardo. Da febbraio 2023 è assegnista di ricerca per l'unità cagliaritana del progetto “ATLas - Atlante delle televisioni locali in Italia” (PRIN 2020). Tra i suoi interessi di ricerca ci sono la filmologia linguistica; gli studi sulla voce e l’oralità; i rapporti tra cinema e letteratura; l'insegnamento delle discipline cinematografiche all'Università; il documentario e il cinema del reale; la serialità televisiva, con particolare attenzione alle pratiche discorsive e narrative dei teen dramas. È autrice e conduttrice di programmi radiofonici e televisivi in lingua sarda.


AMARCORD

(Italia-Francia/1974) di Federico Fellini (127')
Sceneggiatura: Federico Fellini, Tonino Guerra. Fotografia: Giuseppe Rotunno. Montaggio: Ruggero Mastroianni. Musica: Nino Rota. Scenografia e costumi: Danilo Donati. Interpreti: Bruno Zanin (Titta), Pupella Maggio (Miranda), Armando Brancia (Aurelio), Stefano Proietti (Oliva), Giuseppe Ianigro (nonno di Titta), Nandino Orfei (il “Pataca”), Ciccio Ingrassia (Teo), Carla Mora (Gina), Magali Noël (Gradisca), Luigi Rossi (l’avvocato), Maria Antonietta Beluzzi (tabaccaia), Josiane Tanzilli (Volpina). Produzione: Franco Cristaldi per F.C./P.E.C.F.
Restauro realizzato da Cineteca di Bologna con il sostegno di yoox.com e il contributo del Comune di Rimini. In collaborazione con Cristaldifilm e Warner Bros.

Trama: Esattamente vent’anni dopo avere raccontato la storia di una fuga dalla provincia in I vitelloni, l’autore ritorna in quel piccolo mondo, ricostruendo gli ambienti della sua adolescenza a Cinecittà e a Ostia. La famiglia che vediamo rievocata nel film è quella dell’amico d’infanzia Titta Benzi e intorno a lui pullula un’umanità descritta con tinte sanguigne e linee grottesche (soprattutto i rappresentanti delle istituzioni, il clero e i gerarchi fascisti), con tenera sensualità (Gradisca) e un’ironia al tempo stesso affettuosa e graffiante. La vitalità delle figure che popolano il film (compresa l’emarginata ninfomane Volpina) cela una sotterranea, profonda malinconia. Il piccolo borgo romagnolo degli anni Trenta riassume una delle più penetranti immagini dell’Italia secondo Fellini: un piccolo mondo immaturo e conformista, succube di un regime becero e mistificatore, o tristemente impotente di fronte alle sue violenze.


Rimini (e il Rex) ricostruiti a Cinecittà
Rispetto a Roma, con Amarcord eravamo più lontani con la memoria, e la memoria abbellisce anche le cose più brutte. E un viaggio nel passato, visto con occhio critico, e il fascismo è visto con un occhio ironico. In un'intervista a Enzo Biagi, parlando del fascismo Fellini disse: “Se non siamo cresciuti tutti cretini è un miracolo”. La parte predominante di Rimini, le due piazze, il corso, la chiesa e il passaggio notturno del Rex, della Mille Miglia, il raccordo anulare fino al blocco di auto davanti al Colosseo, nonché la stazione da dove arriva il gerarca fascista per festeggiare il 21 aprile, sono state ricostruite a Cinecittà. La sagoma del Rex fu costruita come un puzzle, migliaia di pezzi realizzati in un teatro di posa e poi incollati sul fondale della piscina di Cinecittà. Le uniche cose vere del Rex erano il fumo dei fumaioli, direzionato da ventilatori, le lampadine dei pavesi e degli oblò e un getto d'acqua che io osai mettere davanti alla prua per dare l'impressione del movimento della nave. Quando Federico l'ha vista, mi ha chiesto preoccupato: “Non sembrerà vera?”. Gli risposi: “No, stai tranquillo, darà solo l'emozione del movimento”. La cinepresa che inquadrava il passaggio del Rex era posizionata su una grande piattaforma con sopra sistemate le sezioni di alcune barche sulle quali erano seduti i personaggi del film per assistere e festeggiare il passaggio della fantastica nave. Per dare l'impressione del movimento, la piattaforma carrellava nella direzione opposta a quella del Rex con tutto il suo carico, cinepresa e sezioni di barche con dentro alcuni personaggi. Lo stesso artificio lo abbiamo usato in misura più vasta nella partenza della nave nel film E la nave va. L'imbarco per la serata del passaggio del Rex l'abbiamo girato a Fiumicino, stavamo girando un tramonto e gli ho detto: “Federico, abbiamo il sole dalla parte sbagliata! A Rimini non tramonta in mare”. “Sto qui per quello!”, mi ha risposto. (Giuseppe Rotunno)