Intervengono
Gabriele Micalizzi, fotoreporter
Andrea Tinterri, curatore e critico d’arte
La figura del fotoreporter, negli ultimi anni, ha subito una profonda trasformazione, l’editoria ha ridotto drasticamente gli investimenti, le immagini spesso provengono da fonti anonime o da testimoni/attivisti, l’intelligenza artificiale ha facilitato la produzione di fake news, calando il presente nell’era della post-verità.
Gabriele Micalizzi è uno dei più importanti fotoreporter italiani, negli anni ha lavorato in Libia, nella striscia di Gaza, in Iraq per documentare la distruzione causata dall’ISIS, nel Donbass durante l’inizio del conflitto e ha pubblicato per il The New York Times, The Guardian, The New Yorker, The Wall Street Journal e molte altre riviste.
Un confronto con Andrea Tinterri per riflettere sul ruolo del fotoreporter e della fotografia in uno scenario geopolitico come quello attuale, sempre più instabile e difficile da raccontare.
Gabriele Micalizzi, fotoreporter
Gabriele Micalizzi è un fotoreporter italiano. Il suo lavoro si concentra sull’analisi e la rappresentazione della condizione sociale degli individui e del loro rapporto con il contesto in cui vivono. Dopo aver completato gli studi artistici, nei primi anni 2000 ha prodotto i suoi primi reportage sulla cronaca italiana, che hanno portato nel 2010 alla creazione del progetto “Italians: The Myth”, basato sulla crisi di identità della società italiana. Nel 2009 ha iniziato la sua carriera di fotografo di guerra, che lo ha portato a documentare, nel 2011, gli scontri durante la Primavera Araba in Tunisia ed Egitto, di cui ha continuato ad occuparsi negli anni successivi. Nel 2016 ha vinto il concorso Master of Photography e ha iniziato i suoi frequenti viaggi in Libia e a Gaza. Nel 2019, durante le offensive Curde a Baghuz, viene colpito da un RPG e la sua macchina fotografica Leica gli salva la vista. Durante la sua convalescenza in Italia, ha iniziato ricerche e indagini sulla problematica condizione criminale di Milano, e ha assistito e fotografato la pandemia COVID-19 nel nord Italia. Nel 2021 si è recato in Iraq per documentare la distruzione causata dall'ISIS e l'anno successivo ha seguito la guerra nel Donbass per il WSJ, Die Zeit e Le Monde. Nel 2023 ha documentato l'inondazione di Derna in Libia, le rotte dei migranti tra Libia e Tunisia e la situazione in Israele subito dopo gli attacchi terroristici. Nel 2024 si è recato a Giacarta e in India per un progetto di ricerca fotografica e socio-antropologica sul fenomeno della sovrappopolazione. Le sue immagini sono state pubblicate su molti giornali prestigiosi, tra cui The New York Times, The Guardian, The New Yorker, The Wall Street Journal e molti altri.
Andrea Tinterri, curatore e critico d’arte
È curatore e critico d’arte contemporanea con particolare attenzione al linguaggio fotografico. Dopo aver conseguito la laurea triennale in Civiltà Letterarie e Storia delle civiltà e la specializzazione in Storia e Critica delle Arti e dello Spettacolo, ha collaborato, dal 2010 al 2012 al CSAC (Centro Studi e Archivio della Comunicazione. Università degli Studi di Parma). Attualmente è consulente artistico della Società Umanitaria di Milano, direttore artistico della rivista d’arte contemporanea “La Foresta”, direttore artistico di “Galleria Indice”, collabora con la cattedra di fotografia e di storia dell’arte contemporanea dell’Università di Parma, insegna presso LABA, Libera Accademia di Belle Arti e collabora con “Il Giornale dell’Arte”. Ha pubblicato con diverse case editrici tra cui SKIRA, Dario Cimorelli Editore e Silvana Editoriale con cui ha pubblicato il libro “9 racconti tra arte e fotografia”.
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