(co-edizione Umanitaria-RaccoltoEdizioni, 2013, pag. 160 - euro 12.00)
Alfredo Canavero e Morris L. Ghezzi (a cura di)
Con il contributo di:Ministero per i beni e le attività culturali
Direzione generale per le biblioteche, gli istituti culturali ed il diritto d’autore
Qui di seguito alcune riflessioni del Presidente della Società Umanitaria
"Sono passati centoventi anni da quel giugno del 1893, quando un Regio Decreto sancì la nascita della Società Umanitaria. L’occasione di questo anniversario ci permette di fare chiarezza su quel primo decennio (1893-1903) di cui si sanno, e si ripetono, le solite poche cose: il lascito di Prospero Moisé Loria, il Comitato promotore istituito dal Comune di Milano, le lunghe cause con gli eredi del Loria, il commissariamento imposto dal generale Bava Beccaris durante le terribili giornate del 1898, la ricostituzione dell’Ente nel dicembre 1901.
Certo, tutto partì dalle idee e dalla determinazione di Prospero Moisè Loria (nonché dalla sua immensa eredità finanziaria), che insistette fino alla noia affinché si costituisse un Comitato - grazie al contributo di un corpo sociale eterogeno fatto di operai, impiegati, imprenditori - in grado di dare vita ad un'istituzione nuova nel settore della beneficenza pubblica.
Ma furono gli uomini e le donne di quella Milano a rendere il sgono di Loria una realtà dinamica, in gardo di trasformare l'assistenza praticata dalle tante Opere Pie in un moderno concetto di assistenza sociale: in difesa dei più deboli, insegnando "a rilevarsi da sé medesimi" senza elemosine, ma con il sudore del proprio lavoro.
Oggi, attraverso la ricerca di Alfredo Canavero e Morris Ghezzi, che hanno lavorato in simbiosi con l'Archivio Storico Umanitaria, quel primo decennio di studi, programmi, prospettive ed interventi viene ricostruito con dovizia di particolari: lo statuto (al 1901 ce n’erano tre versioni diverse), la sede (quella odierna divenne ufficiale solo dopo varie peregrinazioni), i consiglieri (la crème del mondo politico e imprenditoriale del tempo), ma soprattutto resoconti e iniziative (in città e campagna), che hanno permesso nel 1902 di dare vita a strutture davvero all’avanguardia, presto divenute un modello in molti settori della vita sociale italiana.
Merito di un gruppo coeso di personaggi (da Luigi Majno a Linda Malnati, da Osvaldo Ghocchi Viani a Cesare Saldini, da Giovanni Montemartini ad Alessandro Mazzucotelli, ad Augusto Osimo) che, pur essendo di ideologia non proprio allineata (erano “democratici e socialisti, laici senza partito, massoni, moderati e repubblicani” – ricordava Giovanni Spadolini), seppero fare fronte comune, dimostrando responsabilità e cuore nel fare vincere un’idea nuova di assistenza, di istruzione e di cultura.
Tornare alle nostre origini vuol dire riconoscere i traguardi raggiunti e le battaglie combattute, ma soprattutto recuperare e rivitalizzare i valori che ancora oggi segnano la strada che stiamo percorrendo". (Piero Amos Nannini)