
Le imprese di Luigi Buffoli.
Dall’Unione Cooperativa alla città-giardino del Milanino
A cura di Paola Signorino e Pasquale Iovene
Co-edizione Raccolto Editore/Società Umanitaria, Milano 2016
Edizione speciale per il centenario della scomparsa di Luigi Buffoli
Saggi di: Marco Andréula, Giorgio Bongiorni, Mara Campana, Claudio A. Colombo, Fiorella Imprenti, Pasquale Iovene, Paola Signorino, Daniele Vola, Gabriele Vola
In collaborazione con: Associazione Amici del Milanino
Con il patrocinio di: Città Metropolitana di Milano, Comune di Cusano Milanino, Città di Chiari
Con il contributo di: JTI Italia, Cooperativa Edificatrice di Cusano Milanino, Cooperativa Edilizia Lavoratori Cristiani di Cusano Milanino.
Milano, la città dove operò e visse, gli ha dedicato una via minuscola, tra via San Calocero e via San Vincenzo, alle spalle di corso Genova. Ma ancora oggi sono in pochi a ricordarsi di Luigi Buffoli (1850-1914), una delle figure più importanti del mondo cooperativo italiano, un vero manager della cooperazione di consumo (una specie di Bernardo Caprotti ante litteram).
Gli scettici lo consideravano un bastian contrario. In realtà lui era contrario ai paroloni roboanti e alle promesse mendaci, preferendo sempre un lavoro assiduo, disinteressato, onesto, calcolando costi e benefici di ogni impresa. L’importante era fare della sua “creatura”, l’Unione Cooperativa, la più importante cooperativa di consumo di Milano (ma nel 1906, a vent’anni dalla nascita, era ormai la più importante cooperativa di consumo d’Italia, con oltre 10.000 soci e un fatturato di oltre otto milioni di vendite), capace di calmierare i prezzi, educando le famiglie al risparmio. Molti la ritenevano una cooperativa rivolta al ceto impiegatizio, ma invece era aperta a tutti, anche agli operai, per quanto ne circolassero pochi, perché le correnti socialiste la tacciavano di essere “bottegaia” e quindi bisognava starne alla larga (benché a fine anno si elargissero gli interessi in proporzione agli acquisti fatti).
Socialista non lo fu mai, e non lo nascose, ma seppe agire per il bene di poveri, disperati, senza tetto, meglio e più di tanti “compagni”: si pensi all’Albergo Popolare del 1901, al Dormitorio popolare del 1905, alle normative sull’orario di lavoro ridotto a otto ore, al riposo festivo e alla cassa di previdenza per le sue maestranze, misure già introdotte a fine ‘800 (altro che Camera del Lavoro). Alcuni lo consideravano un monarchico solo perché tra i soci della sua cooperativa era riuscito ad annoverare persino Sua Maestà Umberto I: in realtà era un “conservatore riformista”, vicino alle posizioni di Giuseppe Zanardelli quanto a quelle di Luigi Luzzatti, suo maestro, verso il quale non lesinò mai parole di fuoco: “L’altro giorno Luzzatti era a Milano; io fui con lui e lo seguivo fedelmente. Io non sono un incensatore di Luzzatti ma ho di lui la massima venerazione, e lo seguivo come se fossi stato il suo cagnolino, ma anche i cagnolini possono arrabbiarsi e questa volta se Luzzatti non ci libera da questa imposta il cagnolino si arrabbierà e lo morsicherà”.
Il suo punto fermo era uno solo: tenersi sempre alla larga dai partiti politici, perché “la politica è grandemente dannosa alle nostre istituzioni, la cui maggior forza deriva dal numero dei soci e della loro concordia, numero che diviene grande, concordia che si mantiene, se la politica tace”.
Un vero imprenditore filantropo, a cui va il merito di aver saputo fondere insieme il meglio del management, del commercio, della solidarietà, trasformando una semplice “scatola di cravatte” in una monumentale corporate al servizio della collettività.
Dall’Unione Cooperativa alla città-giardino del Milanino
A cura di Paola Signorino e Pasquale Iovene
Co-edizione Raccolto Editore/Società Umanitaria, Milano 2016
Edizione speciale per il centenario della scomparsa di Luigi Buffoli
Saggi di: Marco Andréula, Giorgio Bongiorni, Mara Campana, Claudio A. Colombo, Fiorella Imprenti, Pasquale Iovene, Paola Signorino, Daniele Vola, Gabriele Vola
In collaborazione con: Associazione Amici del Milanino
Con il patrocinio di: Città Metropolitana di Milano, Comune di Cusano Milanino, Città di Chiari
Con il contributo di: JTI Italia, Cooperativa Edificatrice di Cusano Milanino, Cooperativa Edilizia Lavoratori Cristiani di Cusano Milanino.
Milano, la città dove operò e visse, gli ha dedicato una via minuscola, tra via San Calocero e via San Vincenzo, alle spalle di corso Genova. Ma ancora oggi sono in pochi a ricordarsi di Luigi Buffoli (1850-1914), una delle figure più importanti del mondo cooperativo italiano, un vero manager della cooperazione di consumo (una specie di Bernardo Caprotti ante litteram).
Gli scettici lo consideravano un bastian contrario. In realtà lui era contrario ai paroloni roboanti e alle promesse mendaci, preferendo sempre un lavoro assiduo, disinteressato, onesto, calcolando costi e benefici di ogni impresa. L’importante era fare della sua “creatura”, l’Unione Cooperativa, la più importante cooperativa di consumo di Milano (ma nel 1906, a vent’anni dalla nascita, era ormai la più importante cooperativa di consumo d’Italia, con oltre 10.000 soci e un fatturato di oltre otto milioni di vendite), capace di calmierare i prezzi, educando le famiglie al risparmio. Molti la ritenevano una cooperativa rivolta al ceto impiegatizio, ma invece era aperta a tutti, anche agli operai, per quanto ne circolassero pochi, perché le correnti socialiste la tacciavano di essere “bottegaia” e quindi bisognava starne alla larga (benché a fine anno si elargissero gli interessi in proporzione agli acquisti fatti).
Socialista non lo fu mai, e non lo nascose, ma seppe agire per il bene di poveri, disperati, senza tetto, meglio e più di tanti “compagni”: si pensi all’Albergo Popolare del 1901, al Dormitorio popolare del 1905, alle normative sull’orario di lavoro ridotto a otto ore, al riposo festivo e alla cassa di previdenza per le sue maestranze, misure già introdotte a fine ‘800 (altro che Camera del Lavoro). Alcuni lo consideravano un monarchico solo perché tra i soci della sua cooperativa era riuscito ad annoverare persino Sua Maestà Umberto I: in realtà era un “conservatore riformista”, vicino alle posizioni di Giuseppe Zanardelli quanto a quelle di Luigi Luzzatti, suo maestro, verso il quale non lesinò mai parole di fuoco: “L’altro giorno Luzzatti era a Milano; io fui con lui e lo seguivo fedelmente. Io non sono un incensatore di Luzzatti ma ho di lui la massima venerazione, e lo seguivo come se fossi stato il suo cagnolino, ma anche i cagnolini possono arrabbiarsi e questa volta se Luzzatti non ci libera da questa imposta il cagnolino si arrabbierà e lo morsicherà”.
Il suo punto fermo era uno solo: tenersi sempre alla larga dai partiti politici, perché “la politica è grandemente dannosa alle nostre istituzioni, la cui maggior forza deriva dal numero dei soci e della loro concordia, numero che diviene grande, concordia che si mantiene, se la politica tace”.
Un vero imprenditore filantropo, a cui va il merito di aver saputo fondere insieme il meglio del management, del commercio, della solidarietà, trasformando una semplice “scatola di cravatte” in una monumentale corporate al servizio della collettività.