Ribelli sul lato selvaggio della vita
«Credo che Gioventù bruciata rimarrà per sempre un capolavoro, è l’unica tragedia greca del cinema americano».
William Faulkner, Gioventù bruciata. Profezie e maledizione di un film cult: il tragico destino di James Dean, Sal Mineo e Natalie Wood, in Hollywood criminale (a cura di Diego Giuliani e Sabrina Ramacci), Newton Compton Editori, Roma, 2007 p. 124
CRASH di David Cronenberg (1996) - l’incidente mortale di James Dean
All’alba del 30 settembre del 1955, James Dean, il nuovo divo bello e maledetto del cinema americano, il ragazzo dell’Indiana diventato un mito dopo soli tre film, è nell’officina della Hollywood Competition Motors. Deve ritirare la sua nuova Porsche 550 Spyder argento per partecipare alla gara automobilistica di Salinas. I motori sono sempre stati una grande passione. Nel marzo del 1955 è secondo a Palm Springs, a maggio terzo a Bakersfield e quarto a Santa Monica. Il meccanico e pilota tedesco Rolf Wütherich, da poco in America, sta facendo la messa a punto con la stessa precisione di un chirurgo in sala operatoria, come racconterà suo figlio Bernd. La little bastard, così James aveva affettuosamente ribattezzato la macchina, su consiglio dello stuntman Bill Hickman, doveva essere trasportata con un carrello trainato da una Ford Country. Rolf, invece, propone di approfittare delle trecento miglia di distanza da Los Angeles a Salinas per rodare il motore. Dopo due ore, una tappa per fare rifornimento, e l’ultima foto di James da vivo, con la sua t-shirt bianca, i pantaloni azzurri, i guanti con le dita tagliate e l’ennesima sigaretta in bocca. Gliela scatterà proprio Rolf, il suo angelo custode, così lo chiama lui prima di rimettersi in marcia. Il resto è cronaca, anzi leggenda.
Sulla Route 466, vicino a Paso Robles, Donald Turnupseed sta tornando a casa dai genitori alla guida di una Ford Custom bicolore. Svolta a sinistra e attraversa la corsia della Porsche, che sta viaggiando a oltre 160 km all’ora. L’attore è convinto che il ragazzo li abbia visti. Sono le ultime parole che sussurra al suo compagno di viaggio. Si sbaglia. La little bastard si schianta violentemente «accartocciandosi come un pacchetto di sigarette vuote», dirà un testimone. James ha il collo rotto, fratture varie e lesioni interne. Il coroner delle star Paul E. Werrick ne dichiarerà la morte alle 17.59. Rolf, scaraventato fuori dall’abitacolo, si spezza una gamba e batte la testa. Niente di grave. Avrà una vita altrettanto disperata, segnata dal senso di colpa dei sopravvissuti. Morirà nel 1981, in Germania, sbattendosi violentemente contro un muro, dopo una serata troppo alcolica.
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James Dean avrà un destino tragico non troppo diverso da quello che capita al suo rivale nella corsa dei conigli. Ma non sarà il solo. Tutti e tre i protagonisti del film: Jimmy, Natalie Wood e Sal Mineo, la piccola sacra famiglia legata da un rapporto intimo e profondo anche fuori dal set, moriranno giovani e di morte violenta e, per almeno due di loro, in circostanze mai chiarite abbastanza. Sal Mineo, Plato nel film, per molti critici il vero protagonista che nella prima versione del finale doveva morire cadendo dalla cupola dell’Osservatorio, è un talento precoce che approda al cinema per evitare il riformatorio. Il 12 febbraio del 1976 sarà accoltellato davanti al garage della sua casa. L’ipotesi di furto non sta in piedi. Si indaga negli ambienti omosessuali che Sal frequentava. Nel 1979 Lionel Williams, reo confesso, sarà condannato per omicidio. Ritratterà tutto in seguito, ma resterà in prigione.
Solo cinque anni dopo toccherà a Natalie Wood. L’enfant prodige di Hollywood che a soli nove anni debutta in Miracle on 34th Street – Miracolo della 34esima strada. Aveva dichiarato di essere terrorizzata dall’idea di morire annegata. Forse perché a sua madre, donna piuttosto superstiziosa, una chiromante anni prima aveva predetto che la figlia sarebbe morta in “acque scure”. Il 30 novembre del 1981 l’attrice è a bordo del suo yacht insieme al marito Robert Wagner, celebre protagonista della fortunata serie televisiva americana Hart to Hart – Cuore e batticuore e l’amico Christopher Walken. In quel periodo lui e Natalie sono sul set del film Brainstorm – Generazione elettronica. In giro si dice che abbiano una relazione. Cenano a terra, al Doug’s Harbor Reef Restaurant, e bevono parecchio. Poi tornano a bordo. Complice forse l’elevato tasso alcolico o la gelosia del marito per l’ospite, il clima si scalda e l’attrice decide di andare in cabina. Alle 24.20 lo skipper si accorge che il gommone è sparito, e Natalie con lui. A circa due miglia dalle rocce di Blu Cavern Point, le prime luci dell’alba rivelano un corpo che galleggia, con lo sguardo rivolto verso l’abisso. Il medico dirà che si è trattato di morte per annegamento accidentale, anche se sul cadavere compariranno lividi, ecchimosi ed escoriazioni, sul collo in particolare.
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Nel 1954 Nicholas Ray presenta alla Warner un soggetto che scrive a partire dal libro Rebel without a cause: the story of a criminal psychopath, dello psichiatra Robert Lindner, una sorta di diario giornaliero della psicanalisi di un giovane detenuto. Ciò che gli interessa non è seguire esattamente le vicende raccontate sul libro, quanto piuttosto fare un film sul tipico ragazzo della porta accanto, con la faccia pulita ma incapace di controllare le proprie pulsioni. Al Reparto, come gli sceneggiatori chiamavano il loro quartier generale alla Warner, la sceneggiatura era spesso un lavoro in team. Oltre al regista ci lavorarono per settimane Stewart Sterne e Irving Shulman e persino il produttore David Weisbart. Il primo titolo era The blind run. L’incontro con James Dean bastò per capire che tutta la storia doveva essere tagliata addosso al personaggio di Jim Stark. Jim e James si assomigliavano molto. Condividevano la stessa inquietudine interiore, la stessa rabbia trattenuta a fatica, e quella goffaggine propria di chi non ha ancora trovato il suo posto nel mondo.
Nicholas Ray lo conosce per la prima volta sul set di East of Eden – La valle dell’Eden di Elia Kazan, negli studios della Warner: «Jimmy teneva una colt 45 nel camerino dove dormiva […]. Andava in moto, vestiva casual, trascurato, e ciò veniva interpretato come un inconfondibile gesto di rivolta. Ma non era del tutto vero». * La Warner di lì a poco gli proibì di dormire nei locali dello studio. Lui, infuriato, mise sottosopra le targhette dei camerini e andò via in moto giurando che non avrebbe più fatto un film con loro. In quel periodo Ray aveva finito la prima bozza di Rebel without a cause. Kazan lo invitò a vedere il primo montaggio di East of Eden. C’era anche James, in disparte, silenzioso e solitario. I loro uffici erano vicini e un giorno Dean si avvicinò chiedendogli a cosa stesse lavorando. Ray gli parlò del progetto. Aveva deciso di proporgli quel ruolo, ma con i contrasti con la Warner non era sicuro che avrebbe accettato. East of Eden cominciò ad andare molto bene e le tensioni tra James e la Warner diminuirono. L’attore tornò a vivere a New York. Nicholas Ray andò a trovarlo nel suo appartamento al quinto piano, senza ascensore, sulla sessantottesima strada. C’erano un’infinità di libri e dischi dappertutto; libri sulla corrida e i matador. Tornò a trovarlo ancora. Un giorno, prima di ripartire per Hollywood, andarono a cena insieme in un ristorante italiano. Fu lì che cominciò ad accorgersi che stava conquistando la sua fiducia. Mentre pensava che in fondo aveva solo trenta pagine di sceneggiatura, James gli confidò: «ho preso le piattole. Che faccio?». Lo portai in un drugstore e gli feci conoscere il Cuprex. Prima di salutarci mi disse: «voglio fare il tuo film, ma non dirlo a quei bastardi della Warner». *
Tredici giorni prima di morire James Dean aveva girato uno spot sulla guida sicura sul set di Giant – Il Gigante. Indossava i panni di Jett Rink, stivali texani e cappello da cowboy. Intervistato dall’attore hollywoodiano Gig Young, per gli speciali Behind the Cameras, lo vediamo giocherellare nervosamente con una corda tra le dita di una mano. Nell’altra, la solita sigaretta. Lo sguardo schivo, l’espressione corrucciata, ma di una bellezza imbarazzante. «Hai mai partecipato ad una gara come quella del film, James?» – gli chiede Gig. «Stai scherzando?» – gli risponde lui. «Molti giovani ci guardano, probabilmente» continua Gig, «vorrei la tua opinione sull’alta velocità in autostrada». «Avevo l’abitudine di andare molto forte, ho rischiato molto spesso sull’autostrada» – confessa lui – «poi ho cominciato a fare le gare e ora quando guido in autostrada sto molto attento. Molta gente non sa quello che fa. Tu non sai cosa, questo tizio o quello, ha intenzione di fare. Su una pista ci sono molte persone che passano il tempo a creare regole per la sicurezza. Sono molto prudente in autostrada. Non sento il bisogno di accelerare in autostrada. Si dice che le corse siano pericolose, ma preferisco correre rischi su una pista piuttosto che in un’autostrada», dichiara. Quando Young gli chiede se ha qualche consiglio da dare ai giovani che guidano, lui guarda fisso in macchina e stravolgendo la battuta finale del copione, con un sorriso ironico e profetico, dice: «siate prudenti nella guida. La vita che salvate potrebbe essere la mia». **
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** Special features Warner Bros presents: Behind the Cameras in Gioventù bruciata, Ciak Cult Movie – Home Video DVD 2007