Il 23 aprile 2004 esce nelle sale il secondo volume di Kill Bill, quarto lungometraggio da regista di Quentin Tarantino. Originariamente pensato come un’opera unica, alcuni mesi prima della sua distribuzione, su suggerimento del produttore Harvey Weinstein, Kill Bill viene diviso in due volumi, rispettivamente di 100 e 136 minuti. Due film autonomi, ognuno con il proprio mood, ma che al contempo non possono esistere senza completarsi e rimandare uno all’altro. Infatti, se il Volume 1 pone una serie di domande, il Volume 2 ci fornisce le risposte.
Protagonista è The Bride [La Sposa], interpretata da Uma Thurman, che è anche una killer, soprannominata Black Mamba, in procinto di cambiare vita. Per questo motivo viene fatta fuori da Bill [David Corradine], suo ex boss e amante, e dagli altri membri della Deadly Viper Assassination Squad: Elle Driver [Darly Hannah], Vernita Green [Vivica A. Fox], O-Ren Ishii [Lucy Liu] e Budd [Michael Madsen]. In realtà, però, la Sposa non muore, finisce solo in coma e, dopo quattro mesi, si risveglia pronta a vendicarsi. L’idea del film nasce circa una decina d’anni prima, nel 1994, sul set di Pulp Fiction, a partire dalla scena girata all’interno del Jack Rabbit Slim’s, in cui Mia Wallace [Uma Thurman] racconta a Vincent Vega [John Travolta] un pilot girato in passato. «Era un programma su una squadra di donne agenti segreto chiamata Fox Force Five. Fox (volpi) perché eravamo in gamba, astute e carine; Force (forza) perché eravamo una forza con cui fare i conti; e Five (cinque) perché eravamo una, due, tre, quattro e cinque di numero. C’era una bionda, Sommerset O’Neal. Lei era il capo. La volpina giapponese era una maestra di arti marziali. Alla ragazza nera toccavano le demolizioni, era una esperta. La volpina francese aveva una specialità: il sesso». «E qual era la tua specialità?» chiede Vincent, «lame affilate» risponde lei ridendo. «Il mio personaggio, Raven McCoy, aveva una storia, era venuta su cresciuta da artisti del circo. Secondo il copione era la donna più pericolosa del mondo con un coltello».
Mia Wallace e Vincent Vega al Jack Rabbit Slim’s
Una squadra che ricorda molto da vicino la Deadly Viper Assassination Squad di Kill Bill. Inizialmente si pensa di fare una sorta di prequel di Pulp Fiction e così Quentin e Uma iniziano a delineare le caratteristiche di Mia che pian piano, però, diventa The Bride. Infatti, nei credits di Kill Bill, la creazione della protagonista è attribuita alla sigla Q&U, dietro la quale si celano appunto il regista e l’attrice. Il progetto viene temporaneamente accantonato ma, a tre anni dall’uscita di Jackie Brown [1997], quando Tarantino incontra nuovamente Uma Thurman, pensa di poter riesumare lo script e di girare finalmente il film. Tutto sembra essere pronto per iniziare le riprese nel 2001 ma, al Festival di Cannes, quando la Miramax di Harvey Weinstein è sul punto di annunciare la nuova produzione, Tarantino confida al produttore che Uma Thurman è incinta del suo secondo figlio. Bisogna aspettare! Uma è la Musa ispiratrice di Quentin e le muse non si tradiscono. «Se sei Josep von Sternberg e stai per girare Morocco nel 1930, e Marlene Dietrich rimane incinta, che cosa fai? Vai avanti e fai il film con qualcun altra? Certo che no. Aspetti la Dietrich. E credo che la storia te ne renderà merito», dice lui. E così il regista aspetta che Uma partorisca, nel gennaio 2002.
A marzo dello stesso anno, l’attrice è pronta per le riprese di Kill Bill, che dureranno oltre tre mesi. Prima in Cina, poi in Giappone e, infine, negli Stati Uniti, a Pasadena. Il cast è anche sottoposto a un intensissimo training in un centro di addestramento organizzato a sud di Los Angeles, in cui attrici e attori imparano la lingua giapponese, la tecnica samurai kenjutsu dal collega Sonny Chiba – che nel film interpreta Hattori Hanzo – e le mosse di kung fu dal celebre regista e coreografo di arti marziali Yuen Woo-Ping, che insegna loro anche il wire work, una speciale ginnastica che permette di librarsi nell’aria con l’ausilio di invisibili fili metallici. Le sue coreografie – già apprezzate in Crouching Tiger, Hidden Dragon – La Tigre e il Dragone di Ang Lee e nella trilogia di Matrix dei fratelli Wachowski – animano alcuni dei capitoli più significativi di Kill Bill: per esempio, quello de La resa dei conti alla Casa delle Foglie Blu (il V nel primo volume) in cui La Sposa alias Beatrix Kiddo si batte con i Crazy 88’s, i membri della gang di O-Ren Ishii; o quello de I crudeli insegnamenti di Pai Mei (l’VIII nel secondo volume).
Kill Bill vol. 1 di Quentin Tarantino [2003]
The Bride vs The Crazy 88’s
Yuen Woo-Ping Tribute
Sul set, nonostante l’intenso training cui vengono sottoposti attori e attrici e la maniacale attenzione per il dettaglio da parte di Tarantino, non mancano gli incidenti. A fare da controfigura a Uma Thurman – inizialmente soltanto per le scene d’incidenti, ma poi ingaggiata anche per qualche scena di lotta – viene chiamata la stuntwoman Zoë J. Bell, che ha già lavorato in alcune famose serie televisive come Hercules e Xena: Warrior Princess. Verso la fine delle riprese del volume 2, durante una delle scene girate nella roulotte in cui deve simulare di aver ricevuto un colpo a sale grosso sparato dal fucile a pompa di Budd, si rompe i legamenti del polso e si frattura alcune costole, tanto da essere costretta ad abbandonare il set. Sarà ricoverata per diversi mesi con prognosi riservata.
Beatrix Kiddo vs Budd
Nel 2018, a distanza di circa quattordici anni dall’uscita del film, Uma Thurman muoverà pesanti accuse nei confronti di Tarantino. Al «New York Times» confesserà di essere stata obbligata a uno stunt pericolosissimo, durante il quale avrebbe riportato danni permanenti al collo e alle ginocchia. Durante le riprese in Messico, infatti, il regista le chiede di girare una scena piuttosto impegnativa senza controfigura: deve guidare una macchina d’epoca - una Karmann Ghia della Volswagen - ad alta velocità, su una strada dissestata e alberata. Non è la prima volta che Uma Thurman si trova ad affrontare una scena pericolosa sul set. Per esempio, è lei stessa a proporre di girare in maniera più realistica la scena in cui viene strangolata da Gogo Yubari. «Non verrà bene, posso anche recitare, ma se vuoi che la faccia diventi rossa e le lacrime inizino a scendere, devi soffocarmi», dice al regista e, infatti, è proprio lui a stringere la catena intorno al suo collo nei primi piani del film, senza l’ausilio di alcun trucco.
Kill Bill vol. 1 di Quentin Tarantino [2003]
Gogo Yubari vs Beatrix Kiddo
Questa volta, però, la richiesta di Tarantino scatena accese discussioni tra i due: Uma ha paura, prende tempo, non è convinta, e Quentin è furioso perchè con le sue incertezze gli sta facendo perdere un sacco di tempo. «È un pezzo di strada dritta, dovrai farla a 64 kilometri orari perché altrimenti il vento non ti scompiglia i capelli nel modo giusto e io dovrò farti rifare la scena», dice lui. Ma secondo Uma «quell’auto era un catorcio, una cassa da morto. Il sedile non era avvitato e la strada era sterrata e tutta a curve». Alla fine, però, prende coraggio e gira la scena ma, in una manciata di secondi, l’auto va a sbattere contro un albero.
Uma Thurman’s Kill Bill Car Crash
Uma si arrabbia con Quentin, anche perché la ripresa, come si vede dal video, è stata effettuata con una telecamera montata alle spalle dell’attrice, sul portabagagli della Karmann, per cui di Uma si vede soltanto la nuca. Non sarebbe stato un problema utilizzare una controfigura. I due litigano furiosamente e, circa due settimane dopo, l’attrice chiede di vedere le riprese dell’incidente, minaccia la casa di produzione di fare causa. Allora la Miramax le propone di farle vedere le riprese a patto che lei firmi dei documenti con cui solleva la casa di produzione da qualsiasi responsabilità, ma Uma rifiuta. Il rapporto tra la Musa e il Maestro si fa sempre più teso e alla fine si incrina.
Qualche mese prima di questa pesante accusa nei confronti di Tarantino, in occasione della prima di una piece a Broadway, trattenendo a stento le lacrime, Uma Thurman promette di raccontare presto la sua esperienza relativa al caso Weinstein - il produttore Harvey Weinstein che, a partire dall’ottobre 2017 è ufficialmente indagato con l’accusa di molestie e aggressioni sessuali ai danni di numerose attrici. In una intervista rilasciata a Maureen Dowd, Premio Pulitzer del «New York Times», infatti, dopo aver raccontato di essere stata violentata all’età di soli sedici anni da un suo collega di quasi vent’anni più grande, confessa la lunga serie di molestie subite da Weinstein, compreso il suo solito “trucchetto” dell’accappatoio con cui si presentava agli appuntamenti di lavoro nella sua suite d’albergo. L’attrice parla di un incontro con il produttore all’hotel Savoy di Londra, nel 1994, subito dopo la prima di Pulp Fiction, e di come riuscì a sottrarsi dalle sue morbose attenzioni. Episodio che Uma aveva raccontato a Quentin ma che lui aveva liquidato come un “maldestro tentativo da parte del povero Harvey di avere le ragazze che non poteva permettersi”. D’altronde era il suo produttore sin dagli esordi del 1992 con Reservoir Dogs - Le Iene. E anche quando, nel 1995, la sua fidanzata Mina Sorvino gli confessa di essere stata massaggiata contro la sua volontà dal produttore, Tarantino liquida le pesanti accuse come una semplice “infatuazione da parte di un uomo particolarmente preso”. Quando scoppia lo scandalo, però, il regista confessa di essere a conoscenza da diversi decenni delle accuse contro il suo “benefattore”, e che ora si vergogna di non aver fatto nulla né di aver smesso di lavorare con lui: «sapevo abbastanza per fare più dei ciò che ho fatto. Non erano cose riferite. Sapevo di almeno un paio di questi episodi direttamente. Avrei voluto prendermi la responsabilità di quanto avevo saputo e se lo avessi fatto avrei dovuto smettere di lavorare con lui».
Ma Tarantino non smette di lavorare con Weinstein, anzi, si fa produrre i suoi film successivi, sotto la nuova etichetta The Weinstein Company: da Inglourious Basterds - Bastardi senza gloria [2009] a Django Unchained [2012] a The Hateful Eight [2015], tutti film in cui - oltre alle numerose citazioni cinematografiche - non mancano gli incidenti e una buona dose di pericolo. E anche il regista finisce nel bel mezzo dei ciclone. Vengono messi in discussione i “metodi” da lui adottati sul set, spesso e volentieri al limite dell’estremo. Come in Inglourious Basterds - Bastardi senza gloria, in cui, sicuro della prova già sperimentata sul set di Kill Bill, e mosso dal timore che Christoph Waltz [nei panni del Colonnello Hans Landa] non reciti la scena con sufficiente enfasi, propone a Diane Kruger [Bridget von Hammersmark] di strangolarla lui stesso. «Se mettiamo un uomo con le mani attorno al tuo collo, senza esercitare pressione, e tu fai solo finta di divincolarti, sembrerà uno strangolamento da film. Finto. E poi non si vedranno le vene, le lacrime agli occhi, o il panico di quando ti rendi conto di non poter respirare. Quello che vorrei fare, con il tuo permesso, è prendermi l’impegno di strangolarti con le mie mani per un primo piano. Lo faremo per circa trenta secondi, e poi mi fermerò. Se dovremo farlo una seconda volta, lo faremo. Dopo di quello, basta. Sei disposta a farlo per una scena realistica?». Tarantino è così convincente che l’attrice accetta, ma la scena è così realistica che Diane perde veramente i sensi.
Inglourious Basterds di Quentin Tarantino [2009]
Strangle Scene
A volte, però, gli incidenti sono solo dovuti al caso. In Django Unchained, omaggio al Django di Sergio Corbucci, per esempio, Christoph Waltz, nei panni del dott. King Schultz, si frattura l’osso pelvico per una caduta da cavallo durante una galoppata. Leonardo Di Caprio, invece, durante una delle sue scene più intense in cui interpreta il ricco e malvagio Monsieur Candie, sbatte il pugno sul tavolo e si ferisce la mano con le schegge di un bicchiere ma, nonostante il sangue grondante sulla faccia dell’attrice Kerry Washington, continua a recitare incurante della ferita. In The Hateful Eight, invece, Kurt Russel, mentre recita la parte di John Ruth il Boia, ha il compito di afferrare e distruggere la chitarra che Daisy Domergue [Jennifer Jason Leigh] sta suonando. Peccato che lo strumento, un’autentica chitarra Martin del 1870, prestata per l’occasione dal Martin Guitar Museum di Nazareth in Pennsylvania, non venga sostituita dalla sua copia e per un disguido la scena non viene interrotta per sostituire la chitarra, per cui l’attore distrugge l’originale. Il direttore del museo, Dick Boak, definì il danno “irreparabile”, dichiarando di non essere stato avvertito che la chitarra, o quanto meno la sua copia, sarebbe stata distrutta, tanto che a seguito dell’incidente il museo decise di non prestare più alcuno strumento antico alle troupe cinematografiche.
The Hateful Eight di Quentin Tarantino [2015]
Kurt Russel accident
Ma ritornando a Kill Bill, Tarantino ha spesso dichiarato che questa sarebbe stata la sua Trilogia del Dollaro. Avrebbe voluto realizzare un film ogni dieci anni, avendo già in mente l’intera “mitologia”. Nel terzo volume Sofie Fatale, il braccio destro di O-Ren Ishii, si dovrebbe impadronire del denaro di Bill; mentre Nikki, la figlia di Vernita Green, dovrebbe prendere il posto della Sposa e preparare la sua vendetta. «Nikki merita la sua vendetta tanto quanto la Sposa meritava la sua. Potrei anche girare un paio di scene ora in modo da avere a suo tempo le attrici con l’età giusta», diceva nel lontano 2004. E ancora, nel 2009, intervistato da Serena Dandini per una puntata di Parla con me, Tarantino affermava di voler far riposare la Sposa per almeno dieci anni e che il nuovo film non si sarebbe potuto intitolare certamente Kill Bill vol. 3. Il terzo volume deve necessariamente essere incentrato su una nuova alleanza: quella tra la cieca Elle Driver, la mutilata Sofie Fatale e l’orfana Nikki. Un’altra storia di vendetta al femminile, questa volta non della Sposa, ma contro la Sposa. Ma ormai sono trascorsi ben sedici anni dall’uscita del volume 2 e i fan di Tarantino rischiano di perdere le speranze.
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Alberto Morsiani, Quentin Tarantino. Gli esordi e il successo, i temi e lo stile della sua opera, le sue opinioni sul proprio lavoro e quello degli altri registi, e tutti i film fino ai nuovi progetti, Gremese, Roma, 2018
Vito Zagarrio (a cura di), Quentin Tarantino, Marsilio, Venezia, 2009
Roberto Lasagna, Kill Bill 1&2 di Quentin Tarantino, Gremese, Roma, 2020