Non vogliamo far sentire soltanto la nostra voce e la voce di chi ci ha preceduto. Vorremmo sentire anche la Vostra di voce; quindi vi chiediamo di mandarci anche i vostri brandelli di vita, le vostre testimonianze, le vostre esperienze e i vostri ricordi intrecciati con la Società Umanitaria, in una concordia discors che possa dare un senso di positività e di etica civile anche in questo momento tormentato, dove occorre anteporre i diritti del singolo ad un dovere collettivo superiore.
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Preghiera a la Madunnina
L’è una preghiera fada in milanes con umilta, fervor e devozion
Te preghi madonnina fa cessà sta pandemia.
L è vera se l’emm meritada. Con sto mond cambià
Ghe troppa cattiveria in gir, el mond l’ è cambià in
pegg, ghin pù i bei penser, i bei azion,
ghè pu el rispett e l educazion
I omen massen i donn, a ghe la droga, el
permissivismo, ciascun el fa quel chel voeur.
Ma num anzian se meritavum no sta pandemia:
semm
cressu diversament de adess. Eppur semm i prim a
morì. Ghemm avuu la guerra, i bombardament, la
famm, i tesser de l’annonaria per mangià, ma semm
Vegnu su istess dei bravi fioeu.
E se de ascoltam te avrè decis, Te ringrazi de coeur
E speri de vedett un dì ….. in Paradis…
Preghiera alla Madonnina
E' una preghiera fatta in milanese con umiltà, fervore e devozione.
Ti prego madonnina fai cessare questa pandemia
E' vero ce la siamo meritata. Con questo mondo cambiato
C'è troppa cattiveria in giro, il mondo è cambiato in peggio, non ci sono più i bei pensieri, le buone azioni,
non c'è più il rispetto e l'educazione
Gli uomini ammazzano le donne, c'è la droga, il permissivismo, chiunque fa quel che vuole
Ma noi anziani non ci meritiamo questa pandemia:
siamo cresciuti diversamente da adesso. Eppure siamo i primi a morire. Abbiamo avuto la guerra, i bombardamenti, la
fame, le tessere della nonaria per mangiare, ma siamo
cresciuti comunque come dei bravi ragazzi.
E se hai deciso di ascoltarmi, ti ringrazio di cuore
E spero di vederti un giorno... in Paradiso...
Carla Tricella
In Umanitaria abbiamo voluto riagganciare un passato fatto di storia e pedagogia. Con le sue lungimiranti visioni, l’Ente milanese ha pensato al benessere psicofisico di famiglie e bambini e, attraverso essi, della nuova societa’ che avrebbe portato in se’ una solidita’ che appartiene all’individuo prima di tutto. Con “Spazio Montessori, uno spazio per la famiglia” e’ stato ricreato quel modulo operativo per la famiglia dove questa era parte centrante di un rivoluzionario progetto pedagogico attivato con Maria Montessori nel lontano 1908. Allora le famiglie osservavano i loro piccoli dai balconi dei cortili di Via Solari e Viale Lombardia a Milano. Dal 2012 l’Associazione Spazio Montessori e la Societa’ Umanitaria accolgono le famiglie e i bambini negli ambienti progettati ed organizzati nel rispetto della metodologia montessoriana, in via San Barnaba 48. Oggi le famiglie ed i piccoli sono a casa, con la speranza di poter presto toccare una quotidianita’ fatta anche di relazione. I lunghi corridoi della sede storica milanese attivavano le corse dei bambini e la gioia che trovava spazio in un abbraccio, al termine della corsa nelle braccia della maestra. Giungono ancora alle nostre orecchie quelle voci. Aspettiamo fiduciosi la riorganizzazione degli spazi sociali e culturali di cui Umanitaria e’ riferimento per i cittadini. Con la stessa gioia della prima inaugurazione, torneremo ad essere operative. Sonia ed Isabella
“Ricordo bene che rispetto ad altre cosiddette “università della terza età” in Humaniter mi colpì subito la gente: appassionata, cordiale, socievole. In un ambiente gradevole che non ha pari a Milano, tra un corso e l’altro si socializzava e si partecipava anche ad attività diverse che con il tempo sono divenute sempre più numerose. Oggi, per me sono decisive le lezioni di teatro e gli spettacoli che ogni anno mettiamo in scena a fine anno. Il gruppo è affiatato, ci troviamo bene, sia in scena, sia fuori: insomma, se non ci fosse, bisognerebbe inventarla”. Gabriella Ferrari
“Insegnare è la mia vita e da quando sono andata in pensione non vedevo l’ora di mettere le mie conoscenze al servizio degli altri. Tre anni fa, saputo dell’esistenza dell’Humaniter, mi sono accorta che potevo dare ancora il mio contributo. Gli iscritti sono motivati, assidui, coinvolgenti. La possibilità, poi, di conoscere tante persone, di età ed esperienze diverse, è un ulteriore stimolo a dare il massimo”. Maria Giuseppina Maddaluno
Non essendo milanese doc, ho scoperto la Società Umanitaria solo negli anni recenti e già per quel poco che venivo a sapere, da coloro che la descrivevano, avevo capito che si trattava di uno dei luoghi speciali di Milano; sì, perché molte delle persone che hanno partecipato alla costruzione e realizzazione di questa istituzione e di tutto ciò che da essa ne è derivato, hanno fatto la storia del nostro paese. Queste persone hanno davvero fatto tutto: se i nostri politici, ma anche noi tutti, andassimo a leggerci ciò che hanno fatto queste persone, in un’epoca dove non esisteva internet, computer e tutto il resto, penso che potremmo trovarci delle soluzioni. Disoccupazione, immigrazione, lavoro, formazione e cultura e tanto tanto altro per dare la possibilità a miserabili, emarginati, bisognosi di carità di venire fuori dalla loro condizione e continuare a crescere. Davvero c’è tanto su cui riflettere… Questa istituzione è da far scoprire a tutti, adulti e ragazzi, a chi ha perso la fiducia o a chi pensa che non si possano fare tante cose. Esempi del genere devono essere conosciuti! Mariarosa Addante
“Io credo che l’esistenza di un centro come l’Humaniter serva a fare i conti con la propria vita. Io nel mio corso cerco di insegnare a vivere meglio di quanto si fa, facendo emergere risorse che molte volte sono in uno stato latente. Bisogna riscoprire il piacere di vivere humaniter, imparando ad abbracciare le circostanze della vita. In questo modo i rapporti umani diventano meravigliosamente diversi, considerando i singoli esseri non più l’uno contrapposto all’altro, in eterno conflitto, ma parte integrante del mondo. Per fortuna, all’Humaniter, l’esclusione non è di casa”. Gioacchino Sarà
“Avevo sentito parlare dell’Umanitaria dai miei nonni. Qualche anno fa, un’amica mi consigliò di seguirne i corsi per il tempo libero: il programma e l’ambiente suscitarono il mio interesse. Poi un giorno chiesi come potevo fare parte del gruppo di volontari della segreteria. Ricordo bene cosa mi risposero: abbiamo bisogno di persone che sorridano e che collaborino. Sono passati tanti anni e sono ancora qui. Grazie a questa esperienza, mi sono resa conto che forse, come volontaria, ho ricevuto anche di più di quello che ho dato: ho scoperto che con un gesto, una parola, un atteggiamento si può confortare e aiutare quelle persone che vengono qui non solo per imparare, ma per trovare un luogo dove sentirsi ancora vive, dove sentirsi parte di un gruppo, e trovare uno stimolo contro la solitudine che esiste anche in questa città”. Giovanna Antonelli
#andràtuttobene
“Fatica, responsabilità e cuore”. Sono le parole che il sindaco Antonio Greppi scelse per rivolgersi alla nostra città nei difficili mesi della ricostruzione, dopo la Liberazione. Mi sono tornate in mente alla fine del tg di mezzogiorno, facendo i conti con il terribile bollettino delle statistiche sul Covid19, ma anche con le meravigliose storie che continuano a contraddistinguere il nostro Paese, non sempre incline alle regole, all’aiuto reciproco, alla fratellanza. E invece oggi, checché se ne dica, nonostante tutta la fatica che ci stiamo mettendo, anche noi stiamo dimostrando un enorme senso di responsabilità (sciacalli a parte), e soprattutto un grande, grandissimo cuore. Perché tutti, dopo terremoti, alluvioni, ponti crollati, barconi alla deriva, stiamo dimostrando una nuova umanità , impensabile fino a poco tempo fa, insieme ad una solidarietà trasversale che accomuna tutti indistintamente: dal ricco al povero, secondo le proprie possibilità, tutti sono pronti a dare il proprio contributo, piccolo o grande non importa, ma c’è. “Fatica, responsabilità e cuore”. #andràtuttobene. Claudio
Pensieri e disegni per Pasqua
Sono giorni in cui ci sentiamo dire che quest'anno non potremo festeggiare la Pasqua. Non credo sia vero, credo che l'occasione per farlo ci sia. Non avverrà con i canonici pranzi e le gite fuori porta, ma saremo chiamati (credenti e non) a farlo nelle nostre vite, con noi stessi, come persone. Pasqua etimologicamente significa "passare oltre", "passaggio". Al di là del significato religioso, non è forse questo proprio il momento per tutti noi di cercare, se non una rinascita almeno un nuovo senso di noi stessi, per le nostre vite e per il nostro futuro? Mai come oggi, abbiamo bisogno di capire in che modo "andremo oltre", come saremo come esseri umani una volta usciti da questo momento di passione che il mondo sta attraversando, ecco perché dovrebbe essere una Pasqua senza distinzioni di credo. Facciamo volare indisturbata la colomba col ramoscello di ulivo in tutto il globo, portando quanto prima quella pace universale di cui oggi più che mai sentiamo l'esigenza.
La frase è un pensiero scritto da Mattia mentre il disegno è un augurio di Buona Pasqua di Jamine a Sofia bimba a cui si dedica attraverso il nostro Programma Mentore di Roma.
Umanità e competenza
Li abbiamo sentiti chiamare in molti modi, l'appellativo più diffuso con il quale vengono definiti è quello di (super)eroi. Sono ovviamente i medici e gli infermieri che dall'inizio dell'emergenza sanitaria sono stati il punto di riferimento di tutti noi. Una voce unanime si è levata nei loro confronti per quanto stanno facendo, sono stati dedicati loro murales, proiezioni su edifici, ringraziamenti pubblici e in tutto il mondo del web. Abbiamo visto una solidarietà nei loro confronti più unica che rara. Altrettanto coesa è stata la loro risposta. Niente eroismo, solo un forte senso del dovere, credo nel proprio lavoro e in quel giuramento che, i più giovani di loro, si sono dovuti anche affrettare a fare.
Medici e infermieri (e non dimentichiamoci tutto il personale sanitario nonché i soccorritori) sono stati anche per molti di noi, i nostri parenti, i nostri amici più cari proprio nel momento della difficoltà più profonda, quando una vita si spezzava. Sono stati coloro che hanno dato l'ultimo saluto ai nostri cari, hanno stretto loro la mano mentre padri, madri e figli erano impossibilitati a trovare una qualsiasi forma di conforto, ma sono anche gli stessi che, con caparbietà e ostinazione, si impegnano a debellare un male sconosciuto, riuscendo a guarire e “restituirci” in salute tante persone ogni giorno.
Per questo vogliamo condividere gli auguri di Pasqua che il dottor Stefano Argenton, Primario di anestesia e rianimazione degli Istituti Clinici Zucchi di Monza ci ha fatto pervenire e che, nonostante i 36 positivi nel suo reparto, le sale operatorie trasformate in rianimazione, accompagna il suo video messaggio dicendoci "sono stanco, faccio quel che posso...ma sempre con umanità e competenza".
Il senso
Possiamo cercare un senso
in ciò che appare atroce?
Potrebbe ciò che ci dispera,
salvare dalle fine ineluttabile,
ultima?
Quando il mito dello sviluppo
conduce dove non c’è più ritorno,
dove manca l’ossigeno, l’aria brucia
e la follia umana impera,
come si può fermare tutto
e riflettere?
Come fermare voli inutili,
auto che girano senza senso,
l’assurdo affanno inseguendo
il nulla,
alla ricerca, fuori di noi,
di ciò che ci manca dentro?
E allora questo, forse,
è l’unico modo che
l’uomo o un Dio ha
per cercare di salvare
ciò che l’uomo o un Dio
creò!
Edo
La mia famiglia ha una lunga storia di legami con l’Umanitaria: il nonno materno, Ettore, era quell’Ettore Fabietti che ha promosso le Biblioteche Popolari nel primo ‘900 fino agli anni ‘20, quando fu estromesso dal regime fascista, e oggi anch’io, su quella scia, ora che non insegno più alla Statale, ho cominciato a dare il mio contributo a questa importante istituzione. In queste settimane mi mancano molto i miei “studenti” e le mie “studentesse” del corso su Shakespeare che ho tenuto all’Humaniter prima di Natale. Un secondo ciclo shakespeariano aveva preso avvio nel gennaio di quest’anno ed è stato bruscamente interrotto dall’aggressione del coronavirus. Siamo rimasti tra Amleto e Otello, tra la Danimarca e Venezia. Con loro, alcuni più anziani di me, che ho 74 anni compiuti, altri più giovani, ho stabilito un ottimo rapporto, che non era fatto solo di simpatia reciproca, ma anche di interessi comuni. Era la consuetudine di un incontro settimanale ricco anche per me di stimoli intellettuali: mi mancano la loro curiosità, le loro osservazioni, le conoscenze di alcuni di loro in ambito teatrale e cinematografico. Nel V Atto dell’Amleto, prima di recarsi all’incontro fatale con il Re e con la Regina, Amleto dice all’amico Orazio readiness is all, essere pronti è tutto. Noi persone di una certa età lo sappiamo bene. Ma sappiamo anche resistere alle avversità della vita. Dopo tutto, abbiamo ancora un percorso da compiere assieme. Carlo Pagetti
Un po' di leggerezza e un messaggio di serenità: mio figlio, 5 anni, sorpreso da questo momento difficile si è interessato alle bandiere, agli inni nazionali. Ovviamente ciò è dovuto al patriottismo di questi giorni che si vede anche appeso ai balconi. Ha chiesto se il virus è solo qui da noi, gli ho detto che è in tutto il mondo e lui: "allora disegniamole tutte”. Anonimo
La tua memoria è la nostra storia è un progetto della Società Umanitaria della Sardegna attivo ormai da anni che ha l’obiettivo di costruire l’archivio della memoria privata e familiare dei sardi.
Nel tempo si è raccolto un ricchissimo corpus di materiali audiovisivi amatoriali e di film di famiglia, restaurandoli, digitalizzandoli e custodendoli, offrendo al tempo stesso un servizio gratuito ai privati e creando un fondo inedito per lo studio e la divulgazione della storia e della memoria locale sarda.
(Sono stati raccolti oltre 9000 documenti audiovisivi. Per saperne di più clicca qui).
Da qui nasce l’idea di adattare il progetto alle altre sedi della Società Umanitaria, estendendo l’invito a tutti i soci e i frequentatori di inviarci del loro materiale fotografico per testimoniare la vita e le abitudini e i momenti quotidiani che stiamo vivendo.
Per inviare le tue foto scrivici a: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.