Sabatino Lopez, commediografo italiano Fabio Lopez |
Sabatino Lopez ha vissuto e interpretato la prima metà del Novecento con l’anima di un galantuomo di fine Ottocento. La sua vita e la sua opera hanno attraversato lo Stivale nella fase del suo divenire, del farsi Italia, cercando d’interpretare quel mondo borghese a cavallo fra i due secoli; i suoi personaggi hanno interpretato gli italiani all’interno delle loro famiglie, case, città, con i vizi e le virtù di una società ancorata agli stereotipi e al perbenismo ottocentesco, ma già pulsante di nuove frontiere e di nuovi modi del vivere: Lopez è entrato in quelle vite sempre in punta di piedi, sempre con discrezione, affidando al dialogo, talvolta al sottaciuto, la critica di costume. Detestava le pochades: “Daremo la preferenza lavori nostrani, - così presentava Sabatino il primo cartellone del Teatro del Popolo - perché a cose nostre, a persone di casa nostra, a sentimenti, a lotte nostrane si appassiona e partecipa più volentieri e naturalmente il popolo nostro.”
Aveva cominciato la sua carriera a Catania, confrontandosi e entrando in confidenza con De Roberto e Verga. Fu per molti anni a Genova quale critico teatrale del Secolo XIX: a contatto con Praga, Simoni, Giacosa, De Amicis, Mascagni, Antona Traversi, Puccini, la Duse. Nel 1911 il Consiglio della Società Italiana degli Autori lo chiamò a Milano per prendere il posto di direttore lasciato da Marco Praga e, l'anno dopo, la Società Umanitaria lo chiama a dirigere la sezione di prosa del Teatro del Popolo, incarico che manterrà - insieme ad Ettore Paladini - fino all'avvento del fascismo, coinvolgendo i più grandi interpreti sulla piazza (LINK grandi artisti TdP).
Le commedie di Lopez erano in cartellone per tutti i teatri del Paese, alcune popolarissime, come “La Signora Rosa”, “Il terzo marito”, “La buona figliola”. Il pubblico amava quel bel dialogo, gli argomenti sfumati e non gridati. Irma Gramatica mise sulle scene “Mario e Maria” impersonando una donna che osava indossare una gonna pantalone, la camicia con la cravatta, e persino fumare, alla ricerca di quella che oggi chiameremmo “una parità di genere”, ma che per allora era una severa critica di costume, tratteggiata con il guanto di velluto dell’ironia.
Negli ultimi anni di vita, dopo le sofferenze dell’esilio in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste, scrisse “S’io rinascessi” (1949 – Mondadori), libro di ricordi e memorie teatrali: “Mi è piaciuto, mi piace tanto il mio mestiere che non lo avrei mai mutato per tutto l’oro del mondo… Credo di aver conosciuto, avvicinato quasi tutti gli scrittori di questi ultimi cinquant’anni, anche quelli già insigni quando io ero perfettamente ignoto: Carducci, Boito, Verga, Giacosa, D’Annunzio, Marradi… Anche per questo, ripeto, se rinascessi non muterei arte e mestiere”.
Oggi Sabatino Lopez è una via di Quarto Oggiaro, traversa di via Renato Simoni e di via Marco Praga, con cui ha condiviso gli anni migliori del teatro del Novecento. “Quando finirò in quell’altro mondo, chi mi conosceva dirà, almeno spero: Chi, Sabatino Lopez? Era un galantuomo… e aveva un bel dialogo. Ci conto.”
Sabatino Lopez, Italian playwright Fabio Lopez |
Sabatino Lopez lived and interpreted the first half of the twentieth century with the soul of a late nineteenth century gentleman. His characters reflected Italian men and women within their families, houses, cities, with all the vices and virtues of a society that, while still rooted in fin de siècle conformism, was already pulsating with new lifestyles.
After starting his career in Catania where he made the acquaintance of De Roberto and Verga, he lived in Genoa for many years. There, he worked as a theatre critic for the newspaper Secolo XIX and was in touch with Praga, Simoni, Giacosa, De Amicis, Mascagni, Puccini, Eleonora Duse. In 1911, the Council of the Italian Society of Authors invited him to Milan to replace Marco Praga as its director. The following year, the Società Umanitaria asked him to become responsible for the drama section of the People’s Theatre, a position he would cover – along with Ettore Paladini – until the rise of Fascism. “We will give preference to domestic works – he wrote in the first season’s presentation – because our audience naturally participates and roots for the stories, feelings and struggles of their own people”.
His comedies, including “La Signora Rosa”, “Il terzo marito”, “La buona figliola” were performed at theatres across the entire country. In “Mario e Maria”, Irma Gramatica played a woman who was bold enough to wear skirt pants, a shirt with tie and even smoke in pursuit of what we would call “gender equality” but back then was a sharp criticism of contemporary mores sheathed in the velvet glove of irony.
During the war, Lopez fled to Switzerland to escape Nazi-Fascist persecution. He devoted the last years of his life to a book of memories about his life in the theatre entitled “S’io rinascessi” (1949): “I think I met almost all the writers of the last fifty years such as Carducci, Boito, Verga, Giacosa, D’Annunzio, who were already famous when I was a nobody … For this too, I repeat, I would not change my art and trade if I were born again”.