Marino Marini e l'ISIA, già Università di Arti Decorative di Monza Alberto Crespi |
L’Università delle Arti Decorative aprì i battenti nel novembre 1922 nella Villa Reale di Monza, passata poco prima dalla Corona sabauda al Demanio statale e affidata ad un Consorzio comprendente i comuni di Monza, di Milano e la Società Umanitaria, diretta da Augusto Osimo, il quale affidò nel contempo a Guido Marangoni il compito di allestire le “Esposizioni Internazionali di Arti Decorative”.
Al primo direttore, l’architetto di raffinato gusto liberty Guido Costante Sullam (1873-1949), che redasse i programmi ma non presenziò mai a Monza, subentrò per il biennio 1924-1926 il celebre fabbro ornatista Alessandro Mazzucotelli (Lodi 1865-1938): cinque furono i corsi attivati all’epoca.
Fin dall’inizio, docente-chiave fu Ugo Zovetti (Curzola 1879-Milano 1974), proveniente dalla Scuola di Arti e mestieri di Vienna, già membro del Werkbund austriaco e del gruppo di Klimt: chiamato alla Scuola del libro dell’Umanitaria nel 1919, egli fu l’unica personalità che rimase a Monza per l’intero periodo d’attività della Scuola, fino al 1943, alla cattedra di Decorazione.
Dal 1929 la scuola mutò denominazione in Istituto Superiore di Industrie Artistiche, noto con l’acronimo ISIA; ebbe nuovi programmi e una riqualificazione dei corsi che furono suddivisi in tre gradi: dall’apprendistato alla specializzazione, con otto indirizzi.
La direzione fu affidata a Guido Balsamo Stella (Torino 1882-Asolo 1941), personalità di spicco proveniente dalla Secessione monacense. Egli convocò artisti italiani e stranieri di fama: lo scultore Arturo Martini, i pittori Raffaele De Grada, Pio Semeghini, Aldo Salvadori, il maestro degli smalti Karl Walter Posern, l’architetto Alcide De Rizzardi, il teorico Pietro Reina e inoltre Anna Akerdahl, Aina Cederblom e Margherita Kronberg per la sezione femminile di ricamo, tessitura e tintoria.
Motivi contingenti e difficoltà di varia natura costrinsero a un nuovo cambiamento al vertice. Fu Elio Palazzo a fronteggiare la situazione dopo un commissariamento, con una decisa riorganizzazione dei corsi, la soppressione di alcuni ritenuti desueti (intaglio e specialità femminili), l’introduzione della grafica pubblicitaria, con un’attenzione specifica ai nuovi materiali e alle nuove tecniche di produzione agli albori del design.
Marino Marini sostituì Martini alla cattedra di Plastica decorativa fino al 1940. Dal corso di grafica di Edoardo Persico e Marcello Nizzoli uscirono personalità come quelle di Costantino Nivola e Giovanni Pintori, futuro artefice della pubblicità Olivetti. Gli architetti Giuseppe Pagano e Giovanni Romano fecero virare in direzione razionalista la progettazione e il disegno di arredi. Giovanni Vergerio aggiornò la pratica del ferro battuto; Umberto Zimelli operò stilizzazione di forme che verrà ben recepita conducendo a risultati di rilievo nei settori della ceramica con Salvatore Fancello, precoce e trasgressiva personalità antinovecentista, e della lavorazione dei metalli preziosi. Presiederanno i laboratori Maestri d’arte di sicura esperienza che formarono una generazioni di allievi provetti: Gino Manara al ferro battuto, Angelo Assi all’ebanisteria, Virgilio Ferraresso per i ceramisti, Natale Vermi per gli argentieri. Lezioni di storia dell’arte furono affidate ad Agnoldomenico Pica.
Caratteristica della scuola fu il favorevole rapporto numerico tra insegnanti e allievi che ai due apici, attorno al 1930 e nel 1936, toccarono le 120 unità. Gli alunni, borsisti selezionati, provenivano da tutta Italia e dall’estero. L’adesione dell’ISIA alle esposizioni, soprattutto alle prime Triennali milanesi, funse da stimolo per un aggiornamento dell’ottica generale e da trampolino di lancio per alcuni allievi. Dagli anni Trenta la durata dei corsi rimase stabilita in sette anni e il diploma ottenne valore legale. Nell’ultimo biennio la scuola fu retta da Don Antonio Colombo fino all’occupazione da parte delle truppe tedesche. Chiuso nel 1943, l’ISIA non riaprirà nel dopoguerra per le mutate esigenze. La sua esperienza, senza pari nella didattica italiana, ebbe l’apprezzamento internazionale.
Marino Marini and the ISIA School in Monza Alberto Crespi |
Inaugurated in the Royal Villa in Monza in November 1922, the University of Decorative Arts was yet another cutting-edge initiative promoted by the Umanitaria and managed by a Consortium established between the Cities of Monza and Milan and the Society itself.
Ugo Zovetti, a teacher who had trained at the School of Arts and Crafts in Vienna where he became a member of the Austrian Werkbund and an associate of Klimt, played a key role since the very beginning. Zovetti was the only teacher who remained in Monza – where he taught Decoration – throughout the University’s activity, until 1943.
In 1929, the University changed its name and became Istituto Superiore di Industrie Artistiche [Higher School for Art Industries] or ISIA, thereby adopting new programs and revised courses that covered a range of activities from apprenticeship to specialized training. The new headmaster, Guido Balsamo Stella, hired influential Italian and foreign artists as teachers including the sculptor Arturo Martini, the painters Raffaele De Grada and Pio Semeghini, the enamel master Karl Walter Posern, as well as Anna Akerdahl, Aina Cederblom and Margherita Kronberg for women’s courses such as embroidery, weaving and dyeing.
Under the new headmaster Elio Palazzo, yet another reorganization led the educational program to focus specifically on new materials and manufacturing processes in that early product design era. Marino Marini replaced Martini as professor of Decorative Plastic Art; the graphic design course taught by Edoardo Persico and Marcello Nizzoli trained future major artists such as Costantino Nivola and Giovanni Pintori, while Giovanni Vergerio modernized the wrought iron course.
A key feature of the school was its remarkable teachers/students ratio with attendance peaks that in 1930 and 1936 reached 120 units. The students were bursars selected from all over Italy and even from abroad who often made successful appearances in various editions of the Triennial Exhibitions. Although the ISIA School was one of a kind within Italian education and obtained remarkable appreciation even abroad, it ceased its activity in 1943 and failed to reopen after the war due to changed circumstances.