Alessandrina Ravizza, una vita con i diseredati Giuliana Nuvoli |
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Tenace, intelligente, generosa, infaticabile, Alessandrina Ravizza (Gatčina, 1846 – Milano, 1915) è tra le figure che meglio incarnano lo spirito con quale è nata l’Umanitaria. Nata in Russia, giunge a Milano nel 1963, dove sposa l’ingegner Giovanni Ravizza e trascorre il resto della vita tra i salotti borghesi e i quartieri più poveri.
Nelle abitazioni di Via Solferino prima, e Via Andegari in seguito, crea un salotto che condivide una “visione della società quale aggregazione comunitaria d’individui e di gruppi in relazione, […] in cui le competenze e le qualità femminili sono determinanti”. E qui le donne hanno un ruolo da protagoniste: prima fra tutte Laura Solera Mantegazza, che pone le basi dell’associazionismo femminile e della nuova filantropia laica, che mira al riscatto materiale della popolazione, primo passo verso una dignità civile e politica. Accanto ad Alessandrina, per lunghi anni, ci saranno Ersilia Bronzini Majno, che stima ma che non ama, e Linda Malnati, cui la lega profonda amicizia.
La sua prima iniziativa, nel 1879, è la Cucina degli ammalati, in Via Anfiteatro 16: la “contessa del broeud [brodo]” si aggira impunemente in quel covo di malavitosi e i ladruncoli la salutano levandosi il berretto e si scansano dal marciapiede per lasciarla passare. Alla Cucina degli ammalati collega un ambulatorio medico che affida alla direzione della “dottora dei poveri”: Anna Kuliscioff.
Nel 1900 il Comitato milanese contro la tratta delle bianche, che vede tra i sui membri anche Ersilia Majno, la nomina visitatrice presso l’Ospedale di via Lanzone, per studiare da vicino il fenomeno: per le donne e bambini malati di sifilide, abbandonati in una forzata immobilità, Alessandrina apre nel 1901, in via Lanzone 15, una scuola laboratorio, dotata di biblioteca e sala di lettura.
L’attività di Alessandrina colpisce Augusto Osimo, Segretario Generale dell’Umanitaria dal 1902: “Quando mi si presentava la necessità di creare in seno all’Umanitaria una nuova scuola o un nuovo Istituto, aspettavo per attuarlo di aver trovato l’uomo indubbiamente adatto a dirigerlo. Questa volta mi è accaduto l’opposto: mi è bastato di pensare un giorno ad Alessandrina Ravizza perché mi balenasse e subito mi si precisasse in mente l’idea della Casa di Lavoro per disoccupati”. Così la chiama a dirigerla; da quel momento la sede dell’Umanitaria diventa il porto dei viandanti della sfortuna, il punto di riferimento per i disoccupati milanesi, i minorenni, le, prostitute, i pregiudicati, i trasfughi dalle campagne, le cui storie sono raccontate in "Sette anni della Casa di Lavoro".
Il volume di Alessandrina Ravizza, "Sette anni di vita della Casa di Lavoro", è consultabile su ww.bdl.servizirl.it
Alessandrina Ravizza, A Life among the Underprivileged Giuliana Nuvoli |
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Tenacious, intelligent, generous and tireless, Alessandrina Ravizza (Gatskina, 1846 – Milan, 1915) is one of the figures who best embody the spirit that gave birth to the Società Umanitaria. She was born in Russia, arriving in Milan in 1863, where she married Giovanni Ravizza, an engineer. The rest of her life was divided between the bourgeois salons and the poorest neighbourhoods of Milan. At her home, first in Via Solferino and later in Via Andegari, she gathered around her people with “a vision of society as a community of interrelated individuals and groups, … in which the skills and qualities of women are a determining factor”. And here women did indeed play a leading role, among them Laura Solera Mantegazza, Ersilia Majno, Linda Malnati. Her first initiative, in 1879, was the Cucina degli ammalati (soup kitchen for the sick), in Via Anfiteatro, 16, linked to a health clinic directed by Anna Kuliscioff, the “doctor of the poor”. In 1900, the Comitato Milanese contro la tratta delle bianche (Milanese committee against the sexual exploitation of women), of which Ersilia Majno was a member, engaged Alessandrina to visit the hospital in Via Lanzone so that she could study the problem at first hand. In 1901, in Via Lanzone 15, she opened a workshop with a library and a reading room for women and children suffering from syphilis, abandoned with nowhere to go. Alessandrina’s activities caught the attention of Augusto Osimo, General Secretary of the Società Umanitaria from 1902. He asked her to direct the innovative Casa di Lavoro per disoccupati. From then on, the Società Umanitaria became “a safe haven for the victims of misfortune”, a reference point for the jobless, minors, prostitutes, ex-offenders, people who had fled the countryside. Ravizza describes her close relationship with the Società Umanitaria in "Sette anni di vita della Casa di Lavoro" (Seven years passed in the Casa di Lavoro).