Arturo Toscanini

Arturo Toscanini, il principe dei concertatori
Claudio A. Colombo
 Italiano

Una cosa, tra le tante, non ammetteva: che l’acustica non fosse perfetta. Eppure, quando gli si prospettava l’occasione di dirigere l’Orchestra della Scala nel “capannone” del Teatro del Popolo, Arturo Toscanini non si è mai tirato indietro. Probabilmente con la stessa nonchalanche con cui aveva diretto nel 1901 la prima mondiale del Mosè, oratorio dell’amico compositore Don Lorenzo Perosi, in un altro teatro che teatro non era: la chiesa di Santa Maria della Pace, in via San Barnaba (quando l’Umanitaria non si era ancora trasferita nell’ex convento francescano e aveva ancora la sua sede operativa in via Manzoni 9). 
Undici anni dopo, a poche centinaia di metri dalla chiesa, Toscanini si trovava a dirigere sul palcoscenico del Teatro del Popolo dove – raccontava La perseveranza dell’11 novembre 1912 – “deve aver provato una delle più profonde emozioni della sua glorioso vita d’artista, ammirando il superbo, imponente spettacolo della folla operaia paurosamente fitta nell’immenso salone, e constatando che nessun altro pubblico forse sa ascoltare la musica con uguale intensità di raccoglimento, fervore di attenzione, con così pronta e penetrante intuizione”.
L’apporto di Toscanini al Teatro del Popolo fu sempre nobile e generoso, sia che dirigesse nel salone di via Fanti o nel grande salone del Conservatorio, sia in qualità di membro della Commissione artistica. La liason con il Maestro (a detta di tutti, il più grande e glorioso direttore d’orchestra d’Italia) prese il via con i due concerti orchestrali del novembre 1912, il primo riservato agli operai, l’altro libero a tutti. Lo ricorda bene Gian Mario Ciampelli che, per fortuna, ci ha lasciato “Il primo lustro di vita musicale del Teatro del Popolo di Milano” (1927): “Al concerto di Toscanini il salone della sede centrale era gremito di veri e propri proletari. Accanto a me stava un vecchio lavoratore dalle mani callose, che ascoltava, intensissimo, la Quinta Sinfonia. Ebbene, al passaggio dei contrabbassi il mio vicino spalancò gli occhi e poi esclamò: 'orpo! (corpo .. !) pàren màchin! (pajon macchine!). In lui l’idea di bellezza grande e maestosa non si sapeva disgiungere, nella sua mente di lavoratore da opificio, da quella essenzialmente ritmica dell’ordigno meccanico: stantuffo, ingranaggio, motore. La musica di Beethoven in quel momento gli pareva un grande congegno incomparabilmente complesso, infallibilmente preciso. Màchin...”
Dopo la Grande Guerra, quando gli spettacoli vennero sospesi, Toscanini tornò al Teatro del Popolo nel giugno 1919 (prima di iniziare una grande tournée negli Stati Uniti), nel luglio 1920 e poi nel luglio 1922. Gli ultimi tre concerti si tennero nell’ottobre del 1925, come prologo della stagione dei concerti sinfonici dell’Ente Concerti Orchestrali. Ma per il Ciampelli l’esecuzione indimenticabile fu quella del 1922 (la citazione non è precisa se il concerto fosse quello del 12 o del 15 luglio 1922): “Chi si trovava sul palco vicino al maestro, lo vide, lieto come non è facile vederlo, presentarsi alla folla: e la folla, anziché addensarsi alle porte per uscire, rifluire invece verso il palco acclamando, in delirio: la marea montava verso il palco, a onde possenti, con grida di gioia. E Toscanini davanti a questa folla primitiva, impulsiva, sincera, rideva e agitava le braccia in un gorgo di letizia inconsueto, come se sentisse di trovarsi davanti ad un pubblico più suo, più affine al suo sentimento... Chi scrive conta questo ricordo tra i più belli della sua vita”.


 Arturo Toscanini, the prince of conductors
Claudio A. Colombo
english

Arturo Toscanini was famous for his intolerance of a less than perfect acoustics, among many others things. That did not stop him, however, from conducting the Orchestra of La Scala in the “shed” of the People’s Theatre whenever he was invited.
Toscanini’s contribution to the People’s Theatre was indeed unfailingly noble and generous, whether he conducted in the great hall in via Fanti or at the Conservatory, or acted as a member of the Art Commission. The liaison with the Maestro (by all accounts the greatest and most influential Italian conductor) started with two orchestral concerts held in November 1912, one exclusively for workers, the other for the entire audience. The daily newspaper La perseveranza reported on that memorable event on November 11, 1912. “The Maestro must have felt one of the deepest emotions of his glorious life as an artist when he took in the superb view of the incredible crowd of workers in the huge hall, and acknowledged that no other audience perhaps appreciates music with a more intense concentration and keen attention, with such a ready and penetrating insight”.
After the Great War, during which the concerts were suspended, Toscanini returned to the People’s Theatre in June 1919 (just before starting an extensive tour in the United States), in July 1920 and later in July 1922. The last three concerts in October 1925 were a prologue to the symphonic concerts season organized by the Institution for Orchestra Concerts. The chronicles of the time greatly emphasized the emotion Toscanini felt after the concerts, when “the crowd, rather than flowing to the exits, flocked instead to the stage in powerful waves, crying with joy. Seeing this impulsive and sincere crowd, Toscanini laughed and waved his arms in an unusual movement of joy, as though he felt a deeply personal connection with an audience that was closer to his heart... This memory will be cherished by this writer as one of the most precious of his life”.