Filippo Turati, paladino del socialismo Jacopo Perazzoli |
Nato a Canzo, in provincia di Como, il 26 novembre 1857, Filippo Turati deve essere ritenuto “la maggior testa politica dei socialisti italiani”. Come ha scritto Leo Valiani, fu così per quanto riguardava l’epoca compresa tra “la costituzione e i primi passi del partito”, ossia per gli anni Novanta dell’Ottocento, la “guerra libica” del 1911-1912 e gli anni della Grande guerra e dell’immediato dopoguerra, quando Turati e il suo alter ego Claudio Treves “videro le cose più lucidamente della maggioranza dei loro compagni e furono dei pochissimi a capire che […] si sarebbe potuto scongiurare la vittoria delle destre nella politica italiana soltanto se i socialisti si fossero decisi ad andare al governo” con i liberali di Giolitti o di Nitti.
Non si comprende Turati se non lo si pone in connessione con la Milano di fine Ottocento e inizio Novecento. Nel capoluogo lombardo, grazie all’aiuto della compagna di vita e di fede politica Anna Kuliscioff, fondò quel giornale che avrebbe funto da luogo di dibattito politico e di formulazione programmatica del socialismo italiano, la “Critica Sociale”. Sempre a Milano Turati, che sarebbe stato eletto più volte parlamentare, si impegnava per far assumere al PSI la guida diretta dell’amministrazione cittadina, così da realizzare delle politiche effettivamente a favore dei ceti sociali più umili.
Muoversi nel socialismo milanese a cavallo tra Ottocento e Novecento voleva giocoforza dire entrare in contatto anche con la Società Umanitaria, un ente che non fu mai istituzionalmente socialista, ma che non può non essere considerato uno dei capisaldi del riformismo italiano. Ciononostante, nel 1893, all’indomani della sua costituzione, Turati ne parlava con grande scetticismo, evidenziando come a suo avviso stesse sorgendo sotto “pavidi, incerti e misteriosi auspici”. Ma nel 1902, dopo la rinascita dell’Umanitaria a seguito del precedente scioglimento decretato da Bava Beccaris nel 1898, l’opinione di Turati era ben differente: le perplessità erano state rimpiazzate da una “affettuosa attenzione” generata da un “indirizzo essenzialmente positivo e sperimentale” del nuovo corso dell’ente filantropico.
Condividendo l’impostazione di fondo, che gli pareva estremamente vicino alle sue teorie del 1893 secondo cui l’Umanitaria avrebbe dovuto dare al “lavoratore la forza di scuotere l’incoscienza e il servilismo”, Turati non soltanto si batté per preservarne l’indirizzo laico di fronte alle ingerenze dei clericali, ma decise per di più di impegnarsi in prima persona. Seguendo lo spunto fornito dalla Relazione-progetto per l’istituzione di scuole-laboratorio d’arte applicata all’industria (LINK) del Segretario Generale dell’ente Augusto Osimo, Turati assunse la presidenza del Consorzio Milanese per le biblioteche popolari, istituito nel 1903. Fu una scelta logica, quella di Turati, visto che le biblioteche popolari rappresentavano uno dei mantra dei riformisti del PSI. Come scrisse nell’introduzione ad un pamphlet illustrativo di questa particolare ramificazione dell’Umanitaria, “la diffusione e lo sviluppo delle Biblioteche per il popolo” dovevano “essere cura di coloro che credono nella virtù e nell’avvenire del movimento di elevazione delle classi proletarie”.
L’ascesa violenta del fascismo comportò la riduzione delle attività dell’Umanitaria e della fuga di Turati da Milano a Parigi del novembre 1926, che fu possibile anche grazie ad un’altra figura centrale nella storia dell’ente di assistenza milanese, Riccardo Bauer. (LINK)
Turati si spense nella capitale francese il 29 marzo 1932.
Filippo Turati, the champion of socialism Jacopo Perazzoli |
Born in Canzo near Como on November 26, 1857, Filippo Turati was “the political leader of Italian socialists”, as Leo Valiani rightfully defined him.Only by contextualizing his action in Milan between the late nineteenth and early twentieth centuries is it possible to appreciate the role he played. There, with the help of his lifetime partner and political comrade Anna Kulischov, he founded “Critica Sociale”, the journal that would become the core of Italian socialism’s political debate and programmatic development. Turati won several parliamentary elections in Milan where he worked to lead the Socialist Party to gain control of the city administration so that it could implement its policies in favor of the working class.
While the Società Umanitaria was never openly socialist, it was an integral part of the Milan-based socialist milieu and a major breeding ground for Italian reformism between the nineteenth and twentieth centuries. In fact, soon after its establishment in 1893, Turati was quite skeptical about the newly formed Society particularly after the appointment of a commissioner by general Bava Beccaris in 1898. With the commissioner’s replacement, in 1902, the Umanitaria entered a new phase, which led Turati to change his mind and turn his perplexity into a “benevolent attention” justified by the “basically positive and experimental approach” of the philanthropic institution’s new course.
Since Turati shared the institution’s fundamental approach, not only did he work to preserve its lay outlook from the interference of clerical powers but even committed personally by becoming President of the Milan Consortium for People’s Libraries established in 1903. An entirely logical step given that people’s libraries were one of the strong suits of Italian socialist reformism.
In 1929, Turati had to flee Milan for Paris where he died on March 29, 1932.