1916. Il riscatto di un piccolo delinquente Claudio A. Colombo |
Una piaga sociale durante la Grande Guerra erano le centinaia di ragazzi sbandati che vivevano di elemosina o di espedienti, piccoli randagi che vivevano dormendo per le cascine e nei parchi, senza casa e senza morale. Unica legge i ferri del mestiere: scalpelli, grimaldelli e coltelli, con cui si approfittavano dei passanti e delle signore della Milano bene.
Questa “marmaglia” non poteva passare inosservata ai dirigenti dell'Umanitaria che decisero di porvi rimedio, creando un organismo ad hoc: dato che per i ragazzi al di sotto dei 12 anni si provvedeva già con i Nidi, le Colonie scolastiche e le tante istituzioni di ricovero per la fanciullezza (dall’Istituto dei Derelitti all’Istituto Pedagogico Forense, dall’Associazione per la Fanciullezza Abbandonata all’Asilo Mariuccia), si decise di provvedere ai ragazzi al di sopra dei 12 anni, quelli che erano ancora senza lavoro e senza obbligo di istruzione: e così, nel 1916, sorse la "Casa di Lavoro dei piccoli” (nella pratica d’archivio è stata aggiunta, a matita blu, la parola “randagi”).
Per loro la Casa di Lavoro dei piccoli doveva diventare un ambiente sano ed istruttivo, una nuova scuola di avviamento che in pochi mesi diede risultati sorprendenti: nel complesso furono più di 150 i ragazzi traviati frequentanti, dei quali il 70% fu ridato alla vita onesta del lavoro. Tra tutti loro spicca la storia di un ragazzo, il piccolo delinquente fotografato con la sigaretta in bocca. Ecco la cronaca riportata dall’Avanti! dell’1 giugno 1923.
“La fotografia è quella di un giovanetto, certo M. G., che è stato accolto dall’Umanitaria all’età di 12 anni, quattro dei quali già trascorsi in piena attività di servizio come borsaiuolo. Le sue condizioni fisiche e morali erano semplicemente ripugnanti! Affidato alle cure di una buona famiglia operaia, dette subito prova di intelligenza e di cuor generoso. Ha frequentato assiduamente la Casa di lavoro dei piccoli, distinguendosi nella condotta, nello studio e nel lavoro”.
1916. The redemption of a little rascal Claudio A. Colombo |
During the Great War, the streets were teeming with homeless, morally derelict kids who survived by begging or turning tricks and slept in farmsteads and parks.
Unable to ignore this major social scourge, the Umanitaria representatives decided to address it by creating a specific institution. There were already kindergartens for children of less than 12 years of age, while the educational Colonies and a range of other institutions housed derelict children (from the Istituto dei Derelitti to the Asilo Mariuccia). Hence the creation, in 1916, of the “House of Labor for Children” specifically for kids older than 12 who were not required to attend school but had to learn a trade.
The House of Labor for Children would provide them with a healthy and educational environment. Within a few months, the new vocational school produced surprising results with seventy per cent of the over 150 derelict kids in the facility rehabilitated to an honest life of work. On June 1, 1923, the newspaper Avanti! featured an article with a photo of a young boy with a cigarette in his mouth.
“The boy in the picture is M. G. When he was taken in by the Umanitaria at the age of 12, four of which spent as a fully accomplished pickpocket, his physical and moral conditions were simply appalling! As soon as he was put into foster care with a good working class family, he immediately gave proof of intelligence and a generous heart. He regularly attended the House of Labor for Children and distinguished himself for his conduct and remarkable performance in study and work”.