1911. Un Teatro al servizio del popolo Alberto Bentoglio |
Il 7 maggio 1911 si inaugura a Milano il Teatro del Popolo della Società Umanitaria. In una grande sala, capace di ospitare duemila spettatori, le note dell’Orchestra del Teatro alla Scala accompagnano la nascita della prima “scuola di educazione artistica per le masse popolari” dove, attraverso lo spettacolo, ci si propone di educare moralmente il popolo. Non più, dunque, un teatro destinato alla celebrazione mondana della ricca borghesia, ma uno strumento per la diffusione della culturale teatrale e musicale fra i lavoratori, allo scopo di “andare alla plebe e farla elevare a popolo”.
Per raggiungere tale obiettivo si scritturano da subito prestigiosi attori (Ettore Paladini, Gemma Bolognesi, Alfredo De Sanctis, le sorelle Gramatica, Ermete Zacconi, Ruggero Lupi), affermati strumentisti (Bela Bartok, Igor Stravinskij, Arthur Rubinstein, Walter Gieseking, Arturo Benedetti Michelangeli Andrei Segovia), direttori d’orchestra di fama internazionale (Arturo Toscanini, Tullio Serafin, Edwin Fischer, Vicktor de Sabata, Hans Haug), si propone un repertorio di ottima qualità, si dota progressivamente il palcoscenico delle più moderne ed efficienti attrezzature, si realizza uno speciale abbonamento a prezzo popolare, si programmano recite nella mattina dei giorni festivi per facilitare l’afflusso “dei proletari, dei socialisti, dei milanesi”.
Grazie all’impegno di Augusto Osimo, promotore di ogni attività organizzata dal Teatro del Popolo (TdP, l’acronimo utilizzato anche in molti documenti ufficiali), l’iniziativa decolla rapidamente, forte del sostegno di una cospicua parte della borghesia cittadina, della collaborazione delle istituzioni amministrative, sensibili ai nuovi bisogni che vanno maturando fra le classi popolari, e dell’appoggio della stampa cittadina di tutte le tendenze politiche. Scrive Renato Simoni sul Corriere della Sera: “Solamente Milano fra tutte le metropoli d’Europa, grazie all’Umanitaria ha il vanto di possedere un teatro in cui i tesori dell’arte vengono dispensati con larghezza ad ogni classe sociale.”
Nel corso dei decenni, oltre alla prosa e alla musica, il Teatro del Popolo organizza proiezioni cinematografiche e allestisce opere liriche all’Arena di Milano, costituisce una compagnia teatrale stabile con il compito di recitare anche in sale teatrali decentrate (i teatri rionali), bandisce concorsi per musicisti, istituisce una Scuola di recitazione, rivestendo un ruolo centrale nella mappa del teatro milanese e divenendo esempio da imitare per molte altre città.
La guerra e la distruzione della sala (1943) non fermano l’attività del Teatro del Popolo, che prosegue, con immutata qualità e alto valore artistico ed educativo, consolidando i rapporti con il Teatro alla Scala e con altri teatri milanesi, tra cui il Teatro Nuovo ed il Piccolo Teatro di Paolo Grassi (per anni consigliere dell’Umanitaria), realtà che – con la filosofia di essere “un teatro d’arte per tutti” – in qualche modo può considerarsi l’erede morale del TdP.
Fu un’esperienza artistica straordinaria, spesso controcorrente, anticipatrice di molte soluzioni moderne. Un orgoglio per Milano.
1911, A Theatre for the People Alberto Bentoglio |
The Teatro del Popolo was opened in Milan on 7 May 1911. In a large concert hall, with places for two thousand people, music played by the orchestra of the Teatro alla Scala accompanied the inauguration of the first “school of artistic education for the people”. The aim was to raise the level of education of ordinary people through theatrical and musical performances. No longer, therefore, a theatre for the worldly gratification of the rich bourgeoisie, but a tool for the dissemination of culture in the form of music and theatre among the working classes.
To achieve this goal, the Società Umanitaria immediately engaged distinguished actors (Ettore Paladini, Gemma Bolognesi, the Gramatica sisters), eminent musicians (Bela Bartok, Igor Stravinsky, Arturo Benedetti Michelangeli) and orchestral conductors of international renown (Arturo Toscanini, Tullio Serafin, Hans Haug), applying a policy of keeping ticket prices affordable for the less well-off. This initiative was warmly received, with “Corriere della Sera” commenting enthusiastically: “Among all the great cities of Europe, thanks to the Società Umanitaria, only Milan can boast a theatre whose treasures are generously distributed to all social classes”.
Over the decades, as well as theatre and music, the Teatro del Popolo started to show films and to put on opera performances at the Arena civica di Milano; a permanent theatrical company was formed, performing in small local theatres; competitions were held for musicians and a drama school was set up. All of this served as an example to follow for many other cities.
The war and the destruction of the theatre in 1943 did not put a stop to the activities of the Teatro del Popolo, whose quality and high artistic and educational value remained undiminished. Links were strengthened with Teatro alla Scala and other Milanese theatres including the Teatro Nuovo and Paolo Grassi’s Piccolo Teatro, which, with its philosophy of “a theatre for all”, can in some ways be considered the spiritual heir of the Teatro del Popolo.
It was an artistic experience, often nonconformist, which was the forerunner of many modern productions: something for Milan to be proud of.