Tirano

La sede valtellinese di Tirano
Claudio A. Colombo
 Italiano

 “Illuminare ed educare”. Potrebbe essere questo il binomio che sintetizza l'opera svolta dall’Ufficio del Lavoro e dell’Emigrazione di Tirano - Sezione Valtellinese dell’Umanitaria, una delle sedi che è rimasta nel cuore della sua gente. A guidarla Bernardino Mazza , in apparenza un semplice “uomo di montagna”, in realtà un vero educatore che per tutta la vita, dentro e fuori Tirano, dentro e fuori l’istituzione che aveva scelto di seguire, si prodigò e si impegnò per la causa dei più umili: trasformando in un’azione concreta le parole contenute in uno statuto che metteva la parola fine al paternalismo della carità e metteva in risalto l’assistenza pratica.
TiranoIl metodo di studio, analisi e azione scelto dall’Umanitaria lo conquistò per la concretezze delle idee e la modernità della visione d’insieme, perché i tre ambiti di intervento – assistenza, istruzione, lavoro – si intersecavano alla perfezione con la sua concezione di vita e di lavoro, conoscendo da vicino le miserie e i drammi familiari della sua terra, di cui avrebbe parlato – con uno stile semplice, alla portata di tutti – in struggenti racconti di vita (uno fra tutti, “Il diario di Salvatori Giardi”), diffusi sotto lo pseudonimo di dottor Kalamus: racconti dove non c'era solo miseria e sfruttamento, ma si parlava anche di crescita civile e di eguaglianza sociale, da conquistarsi attraverso la dignità dell’istruzione e del lavoro. Proprio come insisteva il Ministro Luigi Credaro (valtellinese doc): “la scuola non deve preparare alla vita, deve introdurre alla vita”.
Scuole e corsi, libri e biblioteche (e tanta, tantissima assistenza) divennero gli strumenti per “illuminare ed educare”, su cui insisterà sempre Dino Mazza chiamato nel 1911 a guidare il neonato Ufficio dell’Emigrazione, di cui subito mise nero su bianco i propositi: “prima di assistere l’emigrante, è necessario prepararlo mentre è in patria, diffondendo i principi delle previdenza e dell’igiene. Ma soprattutto il nostro Ufficio istituirà le scuole degli emigranti, ove saranno insegnate le principali nozioni geografiche e politiche dei paesi ove si dirige la nostra emigrazione; e se appena sarà possibile i primi soccorsi in lingue straniere (tedesco e francese)”.
Il compito era grave e difficile perché, nonostante un progressivo miglioramento delle condizioni di vita (anche grazie ad una maggiore richiesta occupazionale connessa con la costruzione degli impianti idroelettrici), la Valtellina continuava a registrare punte di emigrazione molto alte, soprattutto per i contadini, per i quali l’espatrio rappresentava l’unica possibilità di sostentamento familiare: dal 1904 al 1909 erano stati più di 6.000 i convalligiani emigrati: destinazione la Svizzera, la Germania, la Francia, persino l’Australia.
La mole di lavoro divenne sempre maggiore: 22 pratiche nel 1911, 282 nel 1913; 250 opuscoli distribuiti nel 1911, 7.648 nel 1913; 300 i soci nel 1911, 1.415 nel 1913; 5.142 lavoratori di diverse categorie collocati nel 1916 nell’interno del paese e in zone di guerra per motivi militari.
Ma il compito sarebbe stato ben più grave se attorno a Mazza non si fosse raccolto un nutrito gruppo di corrispondenti in tutta la Valtellina, che nel palazzo “chiamato del Popolo” (l’odierno Palazzo Foppoli) sapevano di poter trovare sempre un consiglio prezioso: grazie a loro il lavoro dell’Ufficio poté allinearsi a quello di altre sezioni dell’Umanitaria (da Bergamo a Padova, da Biella a Piacenza, da Verona a Ventimiglia), adottando come modello programmatico un’azione endemica nei settori dell’istruzione e dell’assistenza.
Nel 1925 il Prefetto di Sondrio decretava lo scioglimento dell’Ufficio, facendo tabula rasa di un organismo di tutela dei nostri connazionali. Erano stati considerati paria, erano tornati ad essere persone, li aspettava il triste destino dei “sàles macaronì”, dei “Katzelmacher” che Carlo Emilio Gadda ha descritto nella Meccanica: "valanghe di poveri cristi, assonnati, stanchi, anneriti, digiuni, incanalati verso le frontiere chiuse un po’ da tutte le polizie europee".


The Tirano Office in the Valtellina Valley
Claudio A. Colombo
english

 “Enlighten and educate”. This motto epitomizes the two actions mainly developed by the Labor and Migration Office based in Tirano – the Umanitaria office in the Valtellina Valley that left a lasting memory in its people. Its director was Bernardino Mazza, a true educator who worked his entire life, both in Tirano and outside its borders, within and without the organization he had chosen to follow, to improve the condition of underprivileged citizens by teaching them how to reclaim their rights through the dignity of education and labor. As the Minister Luigi Credaro (himself born in the Valtellina Valley) used to say: “school should not prepare to life, it should introduce to life”.
Mazza embraced the method of study, analysis and action promoted by the Umanitaria for its solid ideal base and overall modernity and because its three fields of intervention – assistance, education, work – fully reflected his own view of life and work. Schools and courses, books and libraries (as well as a wide-ranging assistance program) became the tools to “enlighten and educate” by adopting the programmatic model of a local action in the fields of education and assistance.
In 1911, when he became the director of the newly established Migration Office, Mazza put down his intentions in black and white: “before even beginning to assist migrants, we need to prepare them while they are still in their country by illustrating the principles of welfare and hygiene. Most of all, our Office will establish schools for migrants and teach them the main geographical and political notions of the countries they are headed to and, as soon as possible, the basics in foreign languages (German and French)”.
In 1925, the Prefect of Sondrio decreed the disbandment of the Office. Italian migrants lost a key organization for their protection that had helped them recover their status as human beings whereas before they were seen as outcasts. Now they would be once again “sales macaroni” [“dirty Italians” in French].