Nino Chiappano

La scuola preparatoria

Varzi (PV) 17/01/1926 – Montpellier (Francia) 20/01/2013

A cura di Dante Bellamio

Negli anni ’50, a dieci anni dalla Liberazione, il volto dell’Italia sta cambiando. Dopo i decenni di arretratezza a cui il fascismo aveva condannato il paese, si sviluppano, soprattutto nel Nord, le industrie: masse enormi di contadini si trasferiscono dalle campagne nelle grandi città per trasformarsi in operai, tecnici, impiegati. Ma lo sviluppo economico e civile del Paese esige lavoratori professionalmente qualificati e cittadini culturalmente attrezzati.

A un Paese che vuol essere moderno corrisponde tuttavia una scuola che non lo è.
Il sistema scolastico è ancora quello ereditato dal regime fascista, perché all’età di dieci anni i ragazzi si trovano a dover scegliere tra due alternative: da un lato una scuola media dove si studia il latino e non si svolgono attività pratiche, che però apre le porte agli studi superiori destinati a formare la classe dirigente; dall’altro i diversi indirizzi delle scuole di avviamento al lavoro (industriale, agrario, commerciale, marinaro i principali), unico sbocco per chi sarà inesorabilmente destinato ai compiti esecutivi.

Tutti, forze politiche e opinione pubblica, convengono sulla insostenibilità di questo assetto, pedagogicamente irragionevole perché non orientativo, intrinsecamente classista, evidentemente inadeguato data la povertà dell’istruzione anche professionale fornita dalle scuole di avviamento. Ma non si sa scegliere una nuova formula. E così l’Umanitaria decise di affrontare il problema con un coraggioso approccio pragmatico e sperimentale.

Nino Chiappano
(All’anagrafe: Antonio Carlo Chiappano)

“Scuola preparatoria di avviamento e orientamento professionale” si chiamò dunque la scuola per i ragazzi alla fine delle scuole elementari che Riccardo Bauer (ispirandosi alla più avanzata pedagogia, non solo italiana) istituì dal 1956 presso l’Umanitaria.

Ne affidò la direzione a Nino Chiappano, un giovane professore di liceo che era stato allievo di Bianca Ceva, e gli affiancò come consulente pedagogico Francesco de Bartolomeis dell’Università di Torino.

La Scuola preparatoria era dichiaratamente un esperimento, e implicitamente una proposta: di “fare del lavoro non un intento professionale, ma uno strumento di apertura culturale e di rivelazione attitudinale” (parole di Bauer). Una scuola insomma che anche ai lavoratori consentisse il “privilegio della cultura” per secoli ad essi negato.

La scuola preparatoria si svolgeva a tempo pieno, otto ore, compresa la colazione in comune; gli insegnanti seguivano all’inizio dell’anno un corso di preparazione pedagogica e didattica; partecipavano alle riunioni quotidiane con i genitori, al termine delle lezioni, per confrontarsi sulle loro esperienze; ai rapporti con le famiglie era inoltre dedicato il Servizio sociale scolastico, che affiancava il Servizio psicologico e il servizio medico.

Nino Chiappano ne elaborò le fondamenta: il tempo pieno consentiva di rispettare gli obblighi curricolari istituzionali (formalmente la scuola preparatoria era un “avviamento al lavoro”) e di integrarli con le nuove intenzionalità pedagogiche.

La scuola applicava infatti i metodi della discussione, del lavoro di gruppo, della ricerca, dell’apprendimento cooperativo (allora pressoché sconosciuti in Italia); la valorizzazione delle varie forme di espressività; il rigore dell’approccio scientifico e l’attenzione agli aspetti emotivi della relazione tra allievi e docenti e tra gli allievi stessi.

Qui si declinarono i principi della scuola attiva in una esperienza concreta, capace di rinnovarsi ogni anno con nuove iniziative e nuove attività, fornendo indicazioni preziose per l’introduzione in Italia, dal 1964, della nuova Scuola Media Unica.

Chiamato dall’Unesco a dirigere i programmi di scolarizzazione in diversi paesi del mondo, Chiappano percorse una carriera impegnativa, anche nel campo dell’educazione degli adulti.
Ma il suo più grande orgoglio, mi diceva a pochi mesi dalla morte, rimase “la meravigliosa avventura della Scuola preparatoria dell’Umanitaria”.