Lyda Borelli

Le grandi artiste al Teatro del Popolo

La Spezia, 22/03/1887 – Roma, 2/06/1959

A cura di Franco Mereghetti

Lyda Borelli
Attrice e diva del cinema muto

La prima stagione di prosa del Teatro del Popolo (TdP) iniziò alle 14,30 del 25 maggio 1911 con “Tristi amori” di Giuseppe Giacosa, rappresentata dalla compagnia di Ruggero Ruggeri e Lyda Borelli, attore “squisito e profondo” lui, attrice meno dotata lei, e tuttavia capace di attrarre l’ammirazione del pubblico, anche perché donna di non comune bellezza.

Piacquero entrambi, ed era la Borelli ad interpretare la parte più difficile, Emma l’adultera borghese, che è presa da un grande amore per il giovane assistente del marito Giulio, avvocato di successo, e ne esce distrutta.

Perché una vicenda come questa ebbe successo presso il pubblico del TdP?
Possiamo ipotizzare che le donne proletarie, che frequentavano il salone di via Manfredo Fanti, parteggiassero per le parti di questa donna, non incolpevole e tuttavia ben più degna di rispetto di quanto glie ne dimostri il marito.

Del resto a Milano operava da tempo una sostenitrice dei diritti della donna quale Anna Kuliscioff, la compagna di Filippo Turati.
In quel tempo la Kuliscioff conduceva una battaglia per il diritto di voto alle donne, ed aveva come collaboratrice una certa Margherita Sarfatti, che del Teatro del Popolo fu grande ammiratrice (nel 1912 dopo il concerto tenuto dall’orchestra della Scala diretta da Tullio Serafin, lo definì un “memorabile avvenimento artistico e sociale”).

Altre protagoniste del teatro di prosa? Un significativo successo colse qui Emma Gramatica, nel 1913, con un dramma per quell’epoca sicuramente rivoluzionario, almeno sul piano del costume, “Casa di bambola”, di Ibsen, dove la protagonista Nora decide di abbandonare marito e figli per seguire un suo incoercibile desiderio di emancipazione personale. Scelta difficile, anticonformista, e giudicata spesso, non solo allora, scandalosa.

Tutte le compagnie che frequentavano il salone di via Fanti erano contraddistinte da un’alta professionalità: per un pubblico non abituato allo spettacolo teatrale, come quello dell’Umanitaria, assistere ad esibizioni della Borelli, di Gemma Bolognesi, di Irma (oltre che Emma) Gramatica, di Maria Melato, della giovane Marta Abba, costituiva in ogni modo un’esperienza positiva, ed educatrice.

Accanto al teatro, ci furono importanti rappresentazioni all’Arena, e concerti che tennero a lungo il cartellone, ben più della prosa che dopo il 1926 dovette smettere perché l’aria politica non era più propizia. Le cronache riportano notizie (ed elogi) di cantanti del gentil sesso che non tutti ricordano.

Citiamo ad esempio Rosina Storchio, memorabile Violetta in una “Traviata” del 18 ottobre 1913, e Ines Maria Ferraris, Mercedes Capsir, Tina Poli Randaccio, Giannina Russ (protagonista di una “Aida” del 1920).

Né possiamo ignorare due cantanti forse più note, ed entrambe legate al mito della Callas: Margherita Carosio e Toti Del Monte. La prima, soprano di coloratura di alto livello, apparve al TdP negli anni Trenta e Quaranta. L’altra, la “Toti”, considerata una grande Lucia (donizettiana), cantò al Teatro del Popolo nel 1923.
Con loro, l’altra metà del cielo fece infiammare il pubblico del Teatro del Popolo.