Bernardino Mazza

Il sostegno ai viandanti della disperazione

1871 – 1962

A cura di Claudio A. Colombo

Bernardino “Dino” Mazza, Medico Veterinario
Una vita per il Progresso e la Solidarietà

“Si nacque poveri: un Ufficio umile più che modesto, un capitale disponibile irrisorio, ma ci sorreggevano una profonda fede, una volontà ferrea temprata, una speranza calda”. A redigere la Relazione morale del 1920 dell’Ufficio del Lavoro e dell’Emigrazione – Sezione Valtellinese dell’Umanitaria è Bernardino Mazza, in apparenza un semplice “uomo di montagna”, in realtà un vero educatore che per tutta la vita, dentro e fuori Tirano, si prodigò e si impegnò per la causa dei più umili, abbandonando il paternalismo della carità per una assistenza sociale immediata.

I primi rapporti con la Società Umanitaria risalgono all’inizio del ‘900: lui (ormai trentenne) è tra i fondatori della Cattedra Ambulante di Agricoltura della Valtellina (sussidiata dal 1902 anche dall’Umanitaria, rappresentata nel Consiglio Direttivo nientemeno che da Luigi Credaro, futuro ministro della Pubblica Istruzione) ed è rappresentante del Ministero per questioni zootecniche.

Contemporaneamente l’Umanitaria sta predisponendo un programma diversificato contro la disoccupazione, a sostegno degli emigranti, in soccorso dei lavoratori della terra, in un’ottica di vero umanitarismo riformista.

I tre ambiti di intervento dell’Ente milanese – assistenza, istruzione, lavoro – si intersecano alla perfezione con la concezione di vita e di lavoro di Dino Mazza, che conosceva da vicino le miserie e i drammi familiari della sua terra e ne avrebbe parlato – con uno stile semplice, alla portata di tutti – in struggenti racconti di vita (uno fra tutti, “Il diario di Salvatori Giardi”) diffusi sotto lo pseudonimo di dottor Kalamus.

In questo modo, con schiettezza e determinazione, avrebbe improntato la sua carriera a fianco dei più deboli, sulla strada del solidarismo, per dare a tutti le stesse chanches, in un percorso di crescita civile e di eguaglianza sociale, da conquistare attraverso la dignità dell’istruzione e del lavoro, secondo il binomio di “illuminare ed educare”.

Nel 1911 l’Umanitaria lo chiama a guidare il neonato Ufficio dell’Emigrazione di Tirano (l’incarico dura fino al 1922), capisaldo di un intervento che si sostanzia in una azione endemica nei settori dell’istruzione, della previdenza e dell’assistenza. L’Ufficio diviene presto un centro attivissimo di attività a sostegno dei viandanti della disperazione, fornendo ogni tipo di sostegno e di informazione, sia pratica (contratti di lavoro, pratiche di viaggio, infortunistica, lotta agli sfruttatori, che si approfittavano della buona fede dei migranti), sia morale: come la necessità di iscriversi nelle organizzazioni del paese di immigrazione (“iscriviti subito alla Lega del tuo mestiere e avrai protezione e solidarietà”), l’invito alla temperanza (“non disonorare il nome del popolo italiano ubriacandoti, adoperando il coltello, facendo il krumiro”), la cura della persona (“acqua e sapone sono due elementi essenziali di salute e civiltà”).

Un metodo di studio, analisi e azione basato sulle concretezze delle idee e la modernità della visione d’insieme.