Maria Montessori

Il sodalizio con la grande pedagogista

Chiaravalle (AN), 31/08/1870 – Noordwijk (Olanda), 6/06/1952

A cura di Paola Trabalzini

Maria Tecla Artemisia Montessori
Nota come Maria Montessori 

La collaborazione tra l’Umanitaria e la grande pedagogista Maria Montessori inizia nel 1908 con l’apertura, a Milano, della prima Casa dei Bambini, all’interno del quartiere operaio di via Solari (appena costruito dall’ente milanese) e con la produzione del materiale Montessori presso la “Casa del lavoro per disoccupati”, diretta da Alessandrina Ravizza, più volte citata da Montessori nella prima edizione del 1909 di Il Metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei Bambini, con la quale condivide anche l’impegno per l’emancipazione femminile.

In una lettera dell’ottobre 1908, il Direttore e il Presidente dell’Umanitaria, Augusto Osimo e Giovan Battista Alessi, a nome del Consiglio esprimono alla Montessori gratitudine, amicizia e riconoscenza per aver reso la loro istituzione partecipe dell’esperimento della Casa dei Bambini ed auspicano future forme di collaborazione.

La risposta della pedagogista non si fa attendere ed è altrettanto calorosa a testimoniare la stima e la fiducia reciproci, l’intensità di una collaborazione che non verrà mai meno:
“non Loro devono ringraziarmi – scrive Montessori – ma io devo essere grata profondamente a tutti Coloro che onorano l’opera alla quale mi dedico, facendola assumere dalla Società Umanitaria, che saprà perfezionarla e farla rapidamente progredire verso quella diffusione che potrà renderla capace di veramente elevare il popolo”.

La cooperazione prosegue negli anni con l’organizzazione di corsi per la formazione delle insegnanti, di conferenze e con la pubblicazione nelle pagine di “La Coltura Popolare”, dal 1911 al 1933, di articoli sia di Montessori, sia di altri autori su aspetti del metodo, ma anche di resoconti sulla diffusione internazionale della pedagogia e delle scuole montessoriane.

Sempre all’Umanitaria la pedagogista si rivolge, quando pensa di realizzare in Italia negli anni Venti la scuola dell’adolescente secondo il suo metodo, quale proseguo dell’esperienza della Case dei Bambini e della scuola elementare. In una lettera del 1920 ad Osimo, infatti, scrive che si tratta di elaborare in modo “sperimentalmente e non teorico” una nuova forma di scuola “secondaria e popolare” e in essa di realizzare “l’educazione dell’operaio”.

Montessori propone una scuola secondaria per tutti e unitaria, ossia senza distinzione tra indirizzo teorico-intellettuale e pratico-professionale. Una scuola secondaria che valorizza il lavoro, nella sua doppia dimensione interiore e sociale, in un clima di libertà. Una scuola, infine, dove l’apprendimento scaturisce da situazioni concrete che l’adolescente sperimenta direttamente, impara progressivamente a gestire collaborando con i coetanei. Ed è rilevante che nel nascere del nuovo progetto è all’Umanitaria che Montessori guarda per realizzarlo in una comune visione dell’importanza sociale del lavoro.

Pace e scuola per l’adolescente, temi fondamentali del lavoro educativo e della riflessione della pedagogista negli anni Trenta, sono, dunque, anticipati nel campo fertile della collaborazione con l’Umanitaria.