“Giovani dai quattordici anni in su saranno ospitati in un magnifico edificio (magnifico non perché lussuoso, ma perché lindo ed efficiente, pieno di buon gusto e arioso), in belle camerette a due: studieranno alle scuole dell’Umanitaria o fuori, faranno vita di gruppo, avranno chi li orienta professionalmente e scolasticamente, chi si occupa del loro tempo libero. Sperimenteranno un regime liberale, laico nel senso buono che abbiamo sopra accennato. Diventeranno operai o tecnici capaci e, quel che più conta, aperti, avendo sperimentato l’esposizione ad un clima culturale caldo e simpatico. Saranno individui in possesso di un certo gusto, di una certa ricchezza intellettuale, di certe virtù civili, con un senso profondo della propria dignità, delle possibilità che il lavoro stesso schiude quando non è arido ma illuminato dalla riflessione, dalla passione, dalla consapevolezza dei suoi fini”.
(da “Via”, mensile dell’Automobile Club Milano – novembre 1960)
“Ultima delle nuove costruzioni sorte dopo la guerra, è stato compiuto il Convitto, ampio edificio ad otto piani, dotato di 98 stanze a due letti, di una vasta sala di soggiorno e di una sala di mensa, oltre che di tutti i servizi necessari al suo funzionamento (infermeria, docce, direzione, portierato, ingresso per il ricevimento degli ospiti, telefono, ecc.).
Per molteplici ragioni il Convitto è legato all’attività generale dell’istituzione, ed ha dimostrato fin da questi primi anni di vita di assolvere in pieno la sua funzione, ad un tempo di apertura verso il mondo esterno, universitario, operaio ed internazionale, e di appoggio alle iniziative interne, scolastiche, culturali o di studio. Né minore si prevede lo sviluppo di tale sua funzione, chè anzi favorevoli auspici si possono ricavare dall’esperienza di questi primi anni per un allargamento dell’attività, per un suo più completo inserimento negli altri settori dell’istituzione e per un progressivo ampliamento di questi ultimi. I convittori infatti potranno, non soltanto utilizzare le attrezzature scolastiche, ma anche quelle sportive e ginnastiche in corso di attuazione, quelle culturali, teatrali e cinematografiche, e partecipare in genere a tutte le manifestazioni che si svolgono in seno all’Umanitaria.
I prezzi di pernottamento e di mensa sono stati tenuti molto bassi, essendo ridotti al puro costo, appunto per consentire la più ampia ospitalità ai ceti meno abbienti, pur assicurando una dignitosa e confortevole permanenza con personale addestrato e pronto a tutte le esigenze di convittori di così varia provenienza e con così diversi bisogni.
Fin da questi primi anni di attività, il Convitto si è dimostrato pienamente rispondente alle finalità per cui è stato costruito. In totale, nel solo anno 1960 è stato possibile ospitare oltre 3.000 persone, tra cui 60 studenti quali convittori permanenti ed un centinaio di gruppi di studio, oltre a parecchi gruppi occasionali per la partecipazione a congressi e convegni organizzati dalla Società Umanitaria.
Un elemento da non trascurare nel funzionamento del Convitto è quello che si riferisce alle norme intese a regolare la convivenza ed a consentire lo studio sereno dei convittori. In contrasto con quanto talvolta avviene in altre analoghe istituzioni, il Consiglio Direttivo dell’Umanitaria ha deliberato l’applicazione di un regolamento, insieme severo ed elastico, che, pur garantendo a tutti piena libertà nel rispetto delle necessità della vita in comune, e pur richiamandosi al senso di responsabilità di ciascuno, non indulge a leggerezze e a scapigliati comportamenti, ma impone orari rigorosi, onde alle famiglie ed agli studenti stessi sia garantita la necessaria tranquillità per un’applicazione feconda allo studio”.
(dalla “Relazione sull’attività sociale 1956-60”)