Alfredo Sassi

Il dovere dell’insegnamento

Milano, 4/8/1869 – Renate, 11/8/1952

A cura di Claudio A. Colombo 

Alfredo Sassi
in una foto del 1931

Chi ha avuto il privilegio di conoscerlo personalmente, sa che per Alfredo Sassi l’arte e l’insegnamento furono sempre le due grandi ragioni ideali della sua vita, le due finalità che lo guidarono durante oltre sessant’anni a esprimere, attraverso le immagini delle sue sculture e attraverso il suo magistero di educatore, gli stessi sentimenti, gli stessi valori, gli stessi principi etici ed estetici nei quali credeva fermamente.

Formatosi nell’ambiente lombardo degli ultimi decenni dell’Ottocento (all’Accademia di Belle Arti di Brera si era meritato numerosi premi), vicino sia ai valori del mutuo soccorso (suo padre, Angelo, era consigliere di sorveglianza della “Mutua Associazione degli Osti, Trattori e Mercanti di vino”), sia alle istanze del socialismo umanitario di Treves e Turati, come altri pittori o scultori del suo tempo – da Previati a Segantini – già nelle opere della prima maturità riuscì a fondere il motivo lirico di certe figure femminili con l’elemento più propriamente «sociale» della sua scultura, dove meglio traspare la carica umana, la sua attenzione verso le sofferenze e le difficoltà degli umili.

Questa sua componente umanitaria si ritrova nella lunga, intelligente esperienza di apostolato sociale che doveva fare di Alfredo Sassi il primo e più convinto pioniere dell’educazione popolare nella Brianza, dove le precarie condizioni economiche obbligavano la maggior parte delle famiglie a togliere i figli dalle scuole elementari per mandarli subito al lavoro, nei campi o in officina.

A Renate (dove si era trasferito dopo il matrimonio, nel 1893) non esisteva neppure l’edificio scolastico, e fu proprio lui, eletto assessore comunale nel 1901, a insistere per dare finalmente una sede propria alle scuole, convinto che “l’educazione del popolo è il primo dei nostri bisogni e il primo dei nostri doveri”.

Questa sua carica ideale non doveva passare inosservata ai dirigenti dell’Umanitaria che nel 1909 lo chiamarono a far parte della Commissione per il miglioramento delle scuole di disegno della campagna (accanto a importanti figure del tempo come Giuseppe Sommaruga, Luigi Cavenaghi, Cesare Saldini, Gaetano Moretti, Luigi Conconi), di cui le iniziative più significative furono il “Concorso di lavoro” (quattro le sezioni: falegnami, ebanisti e intagliatori, fabbri, decoratori) e le Mostre didattiche per le scuole di disegno della Brianza organizzate nel 1910, a Meda, e nel 1912, a Cantù.

Il suo impegno educativo, il fermo convincimento di aiutare gli altri a uscire dalla schiavitù dell’ignoranza, a migliorarsi nel lavoro, a elevarsi spiritualmente, lo portarono a fare proprio il motto “Ars et Labor”, promuovendo nella Brianza mostre, conferenze, biblioteche, corsi professionali, sempre con finalità di previdenza e di istruzione popolare a vantaggio dell’elevazione dei più sfortunati, giovani e meno giovani (nel 1915, su proposta del Ministero dell’Istruzione, gli venne conferita la Croce di Cavaliere della Corona d’Italia).

Sulla sua tomba ha voluto che fosse incisa questa epigrafe da lui stesso dettata:

“Scultore Alfredo Sassi / 4 agosto 1869 – 11 agosto 1952 / “Non vi può essere grandezza di patria né grandezza di nazione se non nell’istruzione e nell’educazione del popolo / Scuola, scuola, scuola!”.