Luigi Della Torre

Scuola, lavoro, emancipazione

Alessandria, 13 luglio 1861 — Casciago (VA), 4 settembre 1937

Luigi Della Torre
Presidente della Società Umanitaria dal 1913 al 1924

Riccardo Bauer, che lo conobbe quando era in organico al Museo Sociale, lo ha ricordato così: “Con generosa ed illuminata opera amministrativa e politica, assicurò dell’Istituzione le sorti più felici e ne procurò la trionfale affermazione anche in tempi difficili”.

Lui è Luigi Della Torre, laurea in Scienze Economiche e cultore di studi sociali, politico socialista ed amministratore (molti gli anni passati nella Banca Zaccaria Pisa), uno di quelli che la storia della Società Umanitaria l’ha scritta di persona, grazie ai vari incarichi assunti: dal dicembre 1901 è consigliere eletto dall’Assemblea dei soci, nel 1902 assume la carica di vicepresidente e nel 1913 (lo stesso anno in cui è nominato Senatore del Regno, ed è chiamato alla vicepresidenza dell’Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione) ne diventa presidente, rimanendone alla guida fino al 1924, quando le camicie nere cominciano a prendere possesso di questa benemerita istituzione dell’Umanitaria.

Ma Della Torre non è solo uno di quelli che guidano l’azione programmatica dell’Umanitaria.
È l’unico che ne sintetizza le “anime” più significative: quella del pensiero libero muratorio e quella del riformismo socialista, che nelle stanze dell’Umanitaria fanno coesistere il binomio mazziniano di “pensiero e azione” con un modo nuovo di operare, fondato su uno studio scientifico dei fatti ed un altrettanto lucido disegno di intervento, di trasformazione della realtà sociale, mirato ad un miglioramento del livello di vita dei meno fortunati.

Con lui l’Umanitaria diventa un vero organismo di elevazione professionale e civile: da una parte emancipazione, istruzione, riscatto sociale, dall’altra abbandono di ogni concetto di beneficenza ed assistenzialismo a favore di un intervento educativo che tenda ad eguagliare i punti di partenza di tutti e tenda a valorizzare le capacità individuali.

Della Torre ha avuto la capacità, e l’audacia, di stringere intorno all’Umanitaria un gruppo di personalità di altissimo livello, trasformandola presto in uno dei capisaldi del riformismo del nostro Paese, un modello di sperimentazione sociale, anticipatore di molte soluzioni moderne: da Filippo Turati a Maria Montessori, da Giovanni Valar e Angelo Cabrini (per il settore dell’emigrazione) a Giovanni Montemartini e Alessandro Schiavi (per le inchieste dell’Ufficio del lavoro), da Ettore Fabietti (per le Biblioteche popolari) ad Alessandrina Ravizza (guida della Casa di Lavoro), da Giovanni Beltrami, Alessandro Mazzucotelli e Edoardo Saronni (per le scuole d’arte applicata all’industria) a Massimo Samoggia e Luigi Minguzzi (per l’Ufficio Agrario), da Rinaldo Rigola e Fausto Pagliari (per la Scuola pratica di legislazione sociale) a Carlo Gatti e Sabatino Lopez (animatori del Teatro del Popolo).

Scriverà in un opuscolo del 1913, ma soprattutto – ammonirà:

“Noi dobbiamo intensificare e insistere su pochi punti e non su troppe cose — bisogna valersi di tutte le forze vive, senza diventarne schiave; seguire tutte le correnti, senza mai lasciarsi da esse travolgere”