Luigi Majno

L’opera ardente

Gallarate (VA), 21/06/1852 – Milano, 9/01/1915

A cura di Arturo Colombo

Luigi Majino e la moglie, Ersilia Bronzini

Luigi Majno è uno dei “grandi” che più hanno contribuito all’affermazione e allo sviluppo della Società Umanitaria.

Nato a Gallarate nel 1852, lo stesso anno in cui Cavour diventa capo del governo, Majno ha svolto un’importante attività come avvocato, sempre pronto a aiutare e difendere i meno abbienti, tanto da essere chiamato l’avvucat di poveritt.

Ma accanto all’attività forense, Majno ha saputo impegnarsi in altri settori pubblici: ha insegnato, dal 1889 al 1894, Diritto e procedura penale all’Università di Pavia; è stato rettore dell’Università Bocconi; ha fatto anche l’assessore all’istruzione, e nel 1900 è diventato deputato, nelle file del partito socialista, dove ha militato per parecchi anni, sempre fedele a quel solido riformismo, di cui era leader Filippo Turati.

E non basta, perché, fra il 1890 e il ’94, ha scritto l’importante “Commento al codice penale italiano”, e nel 1913 ha collaborato alla stesura del Codice di procedura penale.

Comunque, l’attività assistenziale, soprattutto nei confronti dei più poveri, ha trovato in Luigi Majno un sostenitore appassionato e coerente, che – sempre in solidale collaborazione con la moglie Ersilia Bronziniha contribuito a fondare la Clinica del lavoro e a dar vita nel 1902 all’Asilo Mariuccia, così intitolato alla memoria della figlia scomparsa in giovane età: un asilo creato apposta per accogliere e “recuperare” bambine e adolescenti vittime di violenze o, peggio ancora, già avviate alla prostituzione.

Sempre nella prospettiva di dare un concreto aiuto ai più poveri e ai disoccupati, Majno è stato fin dall’inizio uno dei soci e dei consiglieri dell’Umanitaria e fino alla morte, il 9 gennaio 1915, ne ha indirizzato l’azione, specialmente nel campo dell’educazione e dell’istruzione professionale (anche come presidente della Scuola del Libro, o come presidente del Consiglio delle Biblioteche popolari), prediligendo “dell’Umanitaria le opere dirette a rafforzare la personalità con lo studio, con il perfezionamento tenace dei lavoratori, ad acuirne il senso di responsabilità”.

Di questo Ente fu anche Presidente, impegnandosi con grande attivismo – e in perfetta sintonia con il neo-segretario generale Osvaldo Gnocchi Viani – a fare in modo che le finalità del Loria si concretizzassero in organismi ed iniziative a favore dei diseredati: nel campo del lavoro (con la Casa di Lavoro ed uffici di collocamento), dell’educazione (con scuole d’arti e mestieri, in città e campagna), dell’assistenza (con nuove cooperative agricole e di lavoro).

E quando i famigerati fatti del 1898 porteranno allo scioglimento dell’Umanitaria, sarà proprio Majno, insieme a altri avvocati (fra i quali Giuseppe Marcora), a redigere il ricorso contro quella sentenza e ad ottenere dalla IV sezione del Consiglio di Stato che la Società Umanitaria venisse ripristinata nel suo statuto, nel suo patrimonio, nella sua struttura in difesa dei diseredati.

A questo riguardo, non va dimenticato che il continuo aiuto offerto ai poveri nel suo ruolo di avvocato penalista rimarrà una delle caratteristiche dell’attività quotidiana di Majno. E per questo il Comune non ha esitato a intitolargli il maestoso viale.