Marino Marini

L’ISIA, già Università di Arti Decorative di Monza

Pistoia, 27/02/1901 – Viareggio, 6/08/1980

A cura di Alberto Crespi

L’Università delle Arti Decorative aprì i battenti nel novembre 1922 nella Villa Reale di Monza, passata poco prima dalla Corona sabauda al Demanio statale e affidata ad un Consorzio comprendente i comuni di Monza, di Milano e la Società Umanitaria, diretta da Augusto Osimo, il quale affidò nel contempo a Guido Marangoni il compito di allestire le “Esposizioni Internazionali di Arti Decorative”.

Al primo direttore, l’architetto di raffinato gusto liberty Guido Costante Sullam (1873-1949), che redasse i programmi ma non presenziò mai a Monza, subentrò per il biennio 1924-1926 il celebre fabbro ornatista Alessandro Mazzucotelli (Lodi 1865-1938): cinque furono i corsi attivati all’epoca.

Fin dall’inizio, docente-chiave fu Ugo Zovetti (Curzola 1879-Milano 1974), proveniente dalla Scuola di Arti e mestieri di Vienna, già membro del Werkbund austriaco e del gruppo di Klimt: chiamato alla Scuola del libro dell’Umanitaria nel 1919, egli fu l’unica personalità che rimase a Monza per l’intero periodo d’attività della Scuola, fino al 1943, alla cattedra di Decorazione.

Dal 1929 la scuola mutò denominazione in Istituto Superiore di Industrie Artistiche, noto con l’acronimo ISIA; ebbe nuovi programmi e una riqualificazione dei corsi che furono suddivisi in tre gradi: dall’apprendistato alla specializzazione, con otto indirizzi.

La direzione fu affidata a Guido Balsamo Stella (Torino 1882-Asolo 1941), personalità di spicco proveniente dalla Secessione monacense.

Marino Marini
Artista, scultore, pittore, incisore e docente.

Egli convocò artisti italiani e stranieri di fama: lo scultore Arturo Martini, i pittori Raffaele De Grada, Pio Semeghini, Aldo Salvadori, il maestro degli smalti Karl Walter Posern, l’architetto Alcide De Rizzardi, il teorico Pietro Reina e inoltre Anna Akerdahl, Aina Cederblom e Margherita Kronberg per la sezione femminile di ricamo, tessitura e tintoria.

Motivi contingenti e difficoltà di varia natura costrinsero a un nuovo cambiamento al vertice. Fu Elio Palazzo a fronteggiare la situazione dopo un commissariamento, con una decisa riorganizzazione dei corsi, la soppressione di alcuni ritenuti desueti (intaglio e specialità femminili), l’introduzione della grafica pubblicitaria, con un’attenzione specifica ai nuovi materiali e alle nuove tecniche di produzione agli albori del design.

Marino Marini sostituì Martini alla cattedra di Plastica decorativa fino al 1940. Dal corso di grafica di Edoardo Persico e Marcello Nizzoli uscirono personalità come quelle di Costantino Nivola e Giovanni Pintori, futuro artefice della pubblicità Olivetti. Gli architetti Giuseppe Pagano e Giovanni Romano fecero virare in direzione razionalista la progettazione e il disegno di arredi. Giovanni Vergerio aggiornò la pratica del ferro battuto; Umberto Zimelli operò stilizzazione di forme che verrà ben recepita conducendo a risultati di rilievo nei settori della ceramica con Salvatore Fancello, precoce e trasgressiva personalità antinovecentista, e della lavorazione dei metalli preziosi. Presiederanno i laboratori Maestri d’arte di sicura esperienza che formarono una generazioni di allievi provetti: Gino Manara al ferro battuto, Angelo Assi all’ebanisteria, Virgilio Ferraresso per i ceramisti, Natale Vermi per gli argentieri. Lezioni di storia dell’arte furono affidate ad Agnoldomenico Pica.

Caratteristica della scuola fu il favorevole rapporto numerico tra insegnanti e allievi che ai due apici, attorno al 1930 e nel 1936, toccarono le 120 unità.

Gli alunni, borsisti selezionati, provenivano da tutta Italia e dall’estero. L’adesione dell’ISIA alle esposizioni, soprattutto alle prime Triennali milanesi, funse da stimolo per un aggiornamento dell’ottica generale e da trampolino di lancio per alcuni allievi.

Dagli anni Trenta la durata dei corsi rimase stabilita in sette anni e il diploma ottenne valore legale. Nell’ultimo biennio la scuola fu retta da Don Antonio Colombo fino all’occupazione da parte delle truppe tedesche.

Chiuso nel 1943, l’ISIA non riaprirà nel dopoguerra per le mutate esigenze. La sua esperienza, senza pari nella didattica italiana, ebbe l’apprezzamento internazionale.