Il sodalizio con il Teatro alla Scala

A cura di Giovanna Ferrante

Locandina del concerto del violinista Nathan Milstein
31 Ottobre 1953

Perché, consolidato il suo ruolo in città, la Società Umanitaria decide di impegnarsi anche a realizzare il Teatro del Popolo? Perché il teatro è un fatto d’arte e cultura e questo rende possibili i sogni e le aspirazioni, ed è un’espressione di civiltà, un modello politico e sociale impegnato accanto alle masse popolari nella trasformazione della società. Partner d’eccezione del suo percorso, che seppe coinvolgere tante altre realtà artistiche cittadine, il Teatro alla Scala, con una scelta di campo ardita e di sicuro successo.

Proviamo ad immaginare quel 7 Maggio 1911, la sera dell’inaugurazione, quando l’Orchestra del primo teatro del mondo (per dirla con Stendhal) si trasferisce in un ex capannone industriale: 80 musicisti diretti dal Maestro Ugo Tansini si trovano davanti ad una platea di donne e uomini che non l’hanno mai neppure sognato di poter andare a teatro, perché a teatro ci vanno i signori ben vestiti: e invece quella sera è riservata a loro che in un teatro non hanno mai messo piede, e in quella vasta sala (capace di duemila posti, in piedi) ci torneranno di continuo, perchè capiscono di aver partecipato alla nascita di una nuova nobile era, che ha dato vita ad un teatro per il popolo.

Il concerto inaugurale è un autentico lancio promozionale in grande stile, un evento che si rinnoverà anno dopo anno grazie alla preziosa collaborazione del Teatro alla Scala, i suoi professori, i direttori (Toscanini, Gui, de Sabata, Serafin), impegnati ad assicurare la continuità dei concerti da camera e orchestrali, che faranno conoscere e apprezzare i grandi compositori, insieme ai più grandi interpreti del tempo, come Arthur Rubinstein, Igor Stravinskj, Bela Bartòk, Arturo Benedetti Michelangeli, Edwin Fisher e tanti altri.

La collaborazione diventerà così sinergica, che l’Ente scaligero, nell’articolo 2 del proprio Statuto (entrato in vigore con Regio Decreto del 29 dicembre 1921), dichiara l’impegno di organizzare spettacoli e concerti con il proprio personale per il Teatro del Popolo, una dichiarazione d’intenti di lavorare fianco a fianco.

“Scopo dell’Ente Autonomo del Teatro alla Scala, è quello di organizzare spettacoli e concerti nel Teatro del Popolo, perchè ciò possa contribuire al lustro del Teatro e dell’Arte italiana”.

Numerosissime le occasioni preziose per gli spettatori. Fra le tante, il 22 e 24 ottobre 1925, in prima assoluta a Milano, la rappresentazione de “I misteri gaudiosi” di Nino Cattozzo, eseguita da 14 strumentisti solisti dell’Orchestra della Scala. Il 7 maggio 1926, nel “IV centenario della nascita di Pierluigi da Palestrina”, sul palco ci sono 120 voci dell’Accademia di Canto Corale femminile della Scala, i Cantori del Duomo, il Coro del Teatro del Popolo. Il 27 gennaio 1926 al Teatro alla Scala per il TdP è messa in scena “Aida”, nel 25° anniversario della morte di Giuseppe Verdi.

Sotto il fascismo il rapporto di collaborazione si infittisce grazie alla nomina di Carlo Gatti (lo storico direttore della sezione musicale del TDP) a Sovrintendente della Scala dal 1942 al 1945, per poi riprendere anche nel secondo dopoguerra, quando il nuovo Sovrintendente Antonio Ghiringhelli ribadisce “che sono entusiasticamente favorevole a un’intesa fra il Teatro del Popolo e la Scala”. Mentre si comincia la ricostruzione dell’Umanitaria, l’avventura del Teatro del Popolo si rinnova grazie alla partecipazione di tanti teatri che diventano sedi ad hoc della programmazione dell’Umanitaria (Lirico e Nuovo, in primis).

Ma sarà al Teatro alla Scala che il TdP festeggerà il suo quarantesimo anniversario, con un concerto indimenticabile di Victor de Sabata (1951), dove “il desiderio di elevazione e di bene spirituale di tanti si è incontrato con la sublime magia di un sommo artista”.