La Casa dei Bambini di Maria Montessori

A cura di Tiziana Pironi

Il 1° luglio 1908, venne deliberata dal Consiglio direttivo della Società Umanitaria l’istituzione di una Casa dei Bambini nel quartiere operaio di via Solari. Ad appena un anno dall’avvio della sua esperienza pedagogica, che aveva riscosso tanto successo nel quartiere romano di San Lorenzo, Maria Montessori accolse con entusiasmo la proposta di creare una struttura analoga nel nuovo quartiere fatto costruire nel 1906 dall’Ente milanese, in cui si era rivelata la necessità di un asilo infantile, vista l’alta percentuale dei bambini in età dai tre ai sei anni. La scelta di adottare un modello così innovativo come quello montessoriano era stata caldeggiata dall’Unione Femminile, che si era trovata spesso ad operare in stretta sinergia con l’Umanitaria sulla base dei comuni intenti di provvedere con interventi mirati e tempestivi nella prevenzione e nella cura dello svantaggio e del disagio sociale.

Maria Montessori, in contatto da diversi anni con gli ambienti del femminismo milanese, aveva intravvisto nello spirito dell’Umanitaria, con le sue pratiche di autogoverno, un fecondo terreno per portare a frutto la sua esperienza pedagogica, alimentata dal principio fondante dell’autonomia del soggetto da realizzare a partire dall’infanzia per la costruzione di un’umanità migliore. Si convinse perciò che proprio la Società Umanitaria, sempre pronta a farsi pilota di iniziative all’avanguardia, poteva diventare la sede ideale per la creazione di un buon osservatorio per la sperimentazione del suo metodo, provvedendo al tempo stesso alla produzione del materiale didattico da lei brevettato, opera che venne affidata al reparto falegnami della Casa di lavoro per disoccupati.

La studiosa diede l’incarico di dirigere la Casa dei Bambini di via Solari alla sua allieva Anna Maria Maccheroni, la quale accettò di trasferirsi a vivere in un piccolo appartamento, attiguo ai locali della stessa Casa. Questa era stata allestita in un edificio centrale, proprio perché concepita come nucleo nevralgico e qualificante della vita dell’intero quartiere. Posta su un piano rialzato, circondata da un orto-giardino, a cui i bambini potevano liberamente accedere, la Casa dei Bambini era costituita dai seguenti locali: spogliatoi, sala di lavoro, sala di musica, sala da pranzo, direzione e gabinetto medico, una cucina, stanza da bagno, le docce.

Il 21 novembre 1909, venne aperta una seconda Casa dei Bambini, nel quartiere appena ultimato dalla Società Umanitaria alle Rottole, sotto la direzione di Anna Fedeli, altra fidata allieva di Maria Montessori. Per poter provvedere alla formazione del personale secondo il metodo Montessori, si pensò di creare il 9 dicembre 1914, in via San Barnaba, nella sede centrale dell’Umanitaria, una Casa dei Bambini modello, che potesse fungere da laboratorio di osservazione per il tirocinio della Scuola per educatrici d’infanzia a indirizzo montessoriano. Fu in particolare grazie ad Augusto Osimo che, fino all’avvento del fascismo, venne portato avanti con successo il sodalizio con Maria Montessori, tanto che l’ente milanese si distinse come un centro fondamentale per la promozione e lo sviluppo delle Case dei Bambini in Italia.