La collaborazione con il Piccolo Teatro (1950-1967)

A cura di Pasquale Guadagnolo

Lettera di Paolo Grassi a Riccardo Bauer
13 novembre 1953

Dopo la distruzione del Teatro del Popolo nei bombardamenti del 1943, le rappresentazioni artistiche dell’Umanitaria erano riprese (limitatamente ai concerti) nel superstite Salone degli Affreschi e in altre sale, fra cui il Teatro alla Scala, Palazzo Clerici (sede dell’ISPI) e il Teatro Nuovo di Remigio Paone, dove si tenevano i “Pomeriggi musicali”.

Nel luglio 1947 una relazione a Ludovico D’Aragona, l’antico capo riformista della Camera del Lavoro, allora Commissario Straordinario dell’Umanitaria, rappresentava l’esigenza che “il problema del Teatro del Popolo [sia] affrontato seguendo il criterio di concentrare gli sforzi necessari per la sua definitiva risoluzione, piuttosto che quello di disperderli moltiplicando le iniziative”.

L’idea vagheggiata era di costituire un Consorzio Milano-Scala-Umanitaria, “offrendo la più alta garanzia di solidità, di serietà, di continuità”.

Ma nonostante i dati di fine stagione 1949-50 fossero stati largamente positivi, il progetto del Consorzio venne presto abbandonato.

A risolvere la debacle, la sinergia di Riccardo Bauer con Paolo Grassi, promotore “del teatro come un pubblico servizio” (e presto eletto consigliere dell’Umanitaria). Di qui la decisione di trasferire l’attività concertistica al Piccolo Teatro. “Milano, 19 ottobre 1950. Il Piccolo Teatro ospiterà nella stagione 50/51 n. 9 concerti del Teatro del Popolo per la cifra forfettaria di lire 40.000. Il Piccolo Teatro sarà a disposizione del Teatro del Popolo per le prove dei concerti per due ore ogni concerto in ore da stabilirsi”.
Sottoscritto da Riccardo Bauer e Paolo Grassi, il contratto avviava una collaborazione che sarebbe durata fino al 1956.

Rimasta fin qui trascurata, questa vicenda rappresenta un momento significativo nella vita musicale milanese del dopoguerra. Il bilancio conclusivo sarà di quarantasei concerti, fra cui figurarono Geza Anda, Robert Casadesus, Aldo Ciccolini, Wilhelm Kempff, José Iturbi, Andres Segovia, mentre varie altre iniziative (i cosiddetti “montaggi musicali”) vennero curate da Gino Negri nell’ambito di un lungo e intenso rapporto con l’Umanitaria. Un esito molto positivo, inoltre, ebbero gli “Incontri” culturali, le iniziative promozionali e di decentramento degli spettacoli, i convegni di lavoro del Piccolo nella sede dell’Umanitaria a Villa Osimo (Meina) per studenti, assistenti sociali, operatori aziendali. Tanto da proseguire regolarmente fino al 1967, ben oltre la cessazione delle attività concertistiche, dopo che il Teatro del Popolo aveva avviato un radicale mutamento di linea: sia organizzativo, con il ritorno alle rappresentazioni nella propria sede, sia culturale, affidando la programmazione al “Nuovo Canzoniere Italiano” di Gianni Bosio e Roberto Leydi.

Personalità di spessore, di larghe vedute, ma dal carattere di ferro (poco incline ai compromessi), Grassi e Bauer si troveranno ancora accomunati in una circostanza di alto prestigio come la mostra Milano 70/70, allestita dal Museo Poldi Pezzoli per rievocare quel “secolo d’arte” della città, prescelti fra i “testimoni” della rinascita di Milano dopo la Liberazione: in segno, cioè, di riconoscimento della rappresentatività civica e culturale delle istituzioni di cui erano stati a capo.

Dieci anni dopo, pubblicando i suoi ricordi, Grassi citerà Bauer fra gli “alcuni compagni”, come Rodolfo Morandi e Antonio Greppi, dai quali aveva “imparato il socialismo”.