1946-1947. I corsi rapidi di addestramento professionale

A cura di Claudio A. Colombo

L’Umanitaria riapre le scuole professionali
Quando non ci sono aule, i corsi si tengono sotto i chiostri e nei giardini

Dopo la Liberazione, nonostante la devastazione subita (quasi il 75 per cento dell’area era stata bombardata), nel momento in cui il Paese, e specialmente le categorie più umili e depresse della popolazione, aveva bisogno di interventi che potessero assicurarne la rinascita sociale, l’Umanitaria sente il dovere morale di dare l’esempio, di rimboccarsi le maniche e, nonostante le avversità subìte, di rimettere in funzione il suo apparato dedito alla formazione professionale.

La forza-lavoro era ferma a prima della II guerra mondiale, bisognava trovare i fondi per aggiornare le macchine, ma soprattutto ci volevano idee e progetti per formare i lavoratori, “dimostrando come, con la buona volontà, si potesse pensare non soltanto ad un più o meno avvenire lontano, ma alle esigenze immediate”, scriveva Riccardo Bauer.

Il mondo del lavoro chiamava, l’Umanitaria doveva rispondere.

La parola d’ordine è aggiornamento (update, come si dice nel mondo anglosassone). Ogni iniziativa deve rappresentare una versione ammodernata di metodi già brevettati in passato, diventa, insomma, la perfetta continuazione di un passato glorioso di innovative iniziative sociali. Il fulcro dell’azione dell’Umanitaria si percepisce dai Ministeri che cominciano a finanziarne le attività: in primis, il Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale, il Ministero dell’Industria e del Commercio, il Ministero della Pubblica Istruzione, insieme a enti e amministrazioni pubbliche, come il Consorzio provinciale per l’istruzione tecnica, la Camera di Commercio, l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, l’Unione dei Poligrafici.

Dopo i primi corsi per cooperatori (autunno 1945), già nel 1946 è il ciclo di corsi di addestramento per elettricisti, idraulici, lattonieri, fabbri e falegnami a rafforzare il ruolo dell’Umanitaria. Le foto d’archivio possono spiazzare, perché i corsi si tengono all’aperto nei chiostri (aule ed edifici devono essere ricostruiti dal nulla), ma danno l’idea di una determinazione totale.

In pochi mesi, a partire dal 1947, a ritmo continuo, l’Umanitaria mette a punto un nucleo di corsi rapidi diurni di riqualificazione per disoccupati in tutta la Lombardia, nelle province di Milano, Bergamo, Brescia, Varese, Pavia, Como e Sondrio, a cui si aggiungono (a fine ’48) anche corsi professionali semestrali concordati con alcune imprese, come la Pirelli e la Motta.

Se si confrontano le tipologie di lavoratori che vengono via via preparati nelle aule e nei laboratori dell’Umanitaria ci si rende conto della capacità analitica dell’Ente, pronta a soddisfare il mercato occupazionale con un servizio articolato e efficiente di nuove qualifiche produttive: non più generici elettricisti ma installatori e saldatori elettrici; non semplici lattonieri ma tornitori, aggiustatori meccanici, fabbri serramentisti; e ancora, meccanici di cantiere, saldatori, orafi e incisori, ceramisti, fotografi, con ordini di grandezze che rendono subito eloquente l’esperienza della rinata Umanitaria.