La visita del Presidente Saragat

A cura di Giuseppe Saragat

Il Presidente della Repubblica G. Saragat con R. Bauer
In visita ufficiale | 26 ottobre 1965

Caro Presidente Bauer, Signore e Signori,

le parole che Ella, amico Bauer, ha rivolto a me come rappresentante di una nazione il cui atto fondamentale consacra la dignità del lavoro, mi hanno profondamente commosso. E nessuno più di Lei è in grado di apprezzarne la ragione. Il nome Umanitaria rievoca una delle pagine più belle scritte dal movimento solidaristico italiano, alla fine del secolo scorso. Pagine che si sono arricchite negli anni seguenti di tante proficue iniziative, di tante splendide realizzazioni che ricordarle, sia pure per riassunto, sarebbe arduo per non dire impossibile.

Voglio solo accennare al concetto racchiuso nel nome stesso di questa istituzione che nacque nello stesso anno, 1892, della fondazione di quel partito socialista dei lavoratori italiani che scrisse in cima al suo programma assieme alle rivendicazioni operaie il compito che l’Umanitaria fece proprio: la elevazione dei lavoratori, specie dei diseredati.

E l’articolo secondo dello statuto della Società non potrebbe esprimere con parole più adatte tale concetto quando afferma, che “scopo della Società Umanitaria è di mettere i diseredati senza distinzione in condizioni di rilevarsi da sé medesimi procurando loro appoggio, lavoro e istruzione e in generale di operare per la elevazione professionale, intellettuale e morale dei lavoratori”.

In queste parole è il vero spirito del solidarismo, non elargizione di un bene materiale o spirituale ai propri simili, ma profondo affetto e simpatia per essi, consapevolezza che tutti apparteniamo – lo diceva con belle parole uno dei maggiori spiriti dei nostri tempi, Benedetto Croce – al Christus Patiens, al Cristo paziente della comune umanità e con questa umanità, volenti o nolenti, godiamo e soffriamo.

Ispirata a questa idea e perciò a un senso religioso della vita, la vostra istituzione ha acquistato immensi titoli di benemerenza. E voglio ricordare che nei tempi in cui l’esercizio del diritto di voto era subordinato al saper leggere e scrivere fu qui all’Umanitaria che si costituirono le prime scuole serali e si venne modellando l’ideale dell’operaio evoluto e cosciente che da Milano si irradiò in tutta l’Italia. Venne così dalla vostra scuola un esempio che nulla è riuscito a cancellare, neppure la dittatura fascista, quando tentò di soffocare la vostra nobile istituzione.

E questa vostra istituzione non potrebbe oggi avere guida migliore del vostro Presidente, Riccardo Bauer (applausi prolungati), uno dei più valorosi combattenti dell’antifascismo e uno dei più fervidi credenti negli ideali di libertà di giustizia. sociale e di solidarietà. Questi ideali hanno dato frutti fecondi. Assieme ai corsi di qualificazione professionale per disoccupati e di perfezionamento di maestranze voi avete creato un Centro di Studi Sociali, avete formato i quadri di cooperatori, di organizzatori sindacali e corsi residenziali per l’educazione degli adulti; avete curato una biblioteca, un Teatro del Popolo; avete costruito abitazioni per la gente più bisognosa, in una parola avete anticipato i tempi di quella civiltà del lavoro di cui Milano è antesignana non solo in Italia, ma anche oltre i confini della nostra patria.

Consentite che il Capo dello Stato renda oggi solenne testimonianza di questa opera e vi ringrazi non solo per quello che avete fatto ma per quello che ancora farete in tutta concordia e generosità di intenti. Sul vostro esempio il paese davvero può essere sicuro del suo avvenire ed essere certo che la fiaccola da voi innalzata rischiarerà il cammino a quelli che seguiranno.