L’ufficio di collocamento di Abbiategrasso

A cura di Claudio A. Colombo

Sorto nell’estate del 1907 con l’obiettivo di potersi “sostituire ai mediatori” e dedicarsi “alla preparazione dei contratti” per coloro che avrebbero “eventualmente” trovato un’occupazione nella zona”, l’Ufficio di Abbiategrasso decollò rapidamente, riuscendo a superare le diffidenze che ogni nuova istituzione incontrava al muovere dei primi passi.

L’intervento dell’Umanitaria nelle campagne della Bassa milanese era stato richiesto già nel 1904 dai Comizi agrari, dalle Camere del Lavoro locali e dai Consorzi dei fittabili per ottenere sia l’applicazione integrale e leale dei nuovi patti colonici, sia il funzionamento di quelle Commissioni Arbitrali agrarie miste, sancite dai patti colonici stessi.

Attraverso il proprio Ufficio Agrario, l’Umanitaria fu pertanto sollecita a entrare in Consorzio con altri enti per fare funzionare nel circondario una serie di Uffici di collocamento per contadini, di cui sostenne l’operato anche finanziariamente, svolgendo al contempo, una funzione di controllo nei loro confronti.

Guidato da “un impiegato della fibra e dello spirito di sacrificio del Carlo Porcellini”, ad un solo anno dal suo funzionamento i contratti registrati furono infatti ben 421, riguardanti 790 uomini e 271 donne; le famiglie che si rivolsero all’Ufficio furono 128 e i conduttori 113. Nel contempo, date le caratteristiche agricole della zona, dedita anche alla coltivazione del riso, furono collocate oltre un migliaio di mondine.

Tutti i contratti agrari vennero stipulati senza alcun intervento dei mediatori, nonostante la violentissima campagna denigratoria contro l’Ufficio: “quest’anno – scriveva Porcellini – riusciremo a dare il colpo di grazia ai residui dell’esercito dei mediatori, di cui non rimarrà più nella nostra economia agraria che un triste ricordo delle loro piraterie”.

Anche se in realtà i mediatori continuarono a operare a lungo, e non solo nell’Abbiatense, è indubbio che la loro attività subì una drastica riduzione grazie all’opera degli uffici di collocamento, che contribuirono così a rendere più equo il mercato della manodopera: “bisogna convenire che gli Uffici di collocamento per i contadini sono di una utilità sociale ed economica veramente eccezionale”.

Divenuto un’istituzione molto solida, riconosciuto per l’autorevolezza e l’imparzialità del suo responsabile, l’Ufficio di Abbiategrasso ebbe una brusca contrazione d’attività a partire dal 1913, a seguito delle continue agitazioni dei contadini per la revisione dei patti colonici, di cui accusavano essere fautore anche l’Ufficio Agrario, nonostante Porcellini si fosse sempre battuto per essere “il rappresentante di entrambi gli interessi” (fittabili e contadini).
La situazione di crisi venne ulteriormente acuita dalla Grande Guerra.

Attraverso la rete di uffici decentrati nelle campagne, l’Ufficio Agrario svolse comunque un’azione importantissima per favorire il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro del mondo contadino. Se nel cruciale periodo tra il 1919 e il 1922 gli scioperi nelle campagne del Basso Milanese furono praticamente inesistenti, ciò fu dovuto anche all’operato svolto negli anni precedenti dall’Umanitaria e dai vari uffici di collocamento, tra cui quello di Abbiategrasso si rivelò di particolare rilevanza.