Esposizione Universale del 1906

La partecipazione dell'Umanitaria all'Esposizione Universale del 1906
Daniele Vola
 Italiano

Quando nel 1902 si delineò l’idea di organizzare l’Esposizione Universale del 1906 a Milano e si decise di dedicarla al tema dei trasporti, per celebrare l’imminente apertura del traforo del Sempione – emblema del dinamismo della società industriale di inizio ‘900 –, la Società Umanitaria era appena uscita dal ginepraio legale durato quasi un decennio e iniziato subito dopo il suo riconoscimento giuridico nel 1893. esposizione 1906 2Desta veramente stupore soffermarsi a riflettere su quante iniziative pionieristiche l’Umanitaria fosse stata in grado di mettere in campo nel giro di un solo lustro, frutto dell’elaborazione teorica degli anni precedenti, nell’ambito dell’assistenza ai lavoratori, nel campo dell’istruzione e della formazione professionale, in quello della cooperazione, del sostegno agli emigranti e dell’edilizia popolare, facendosi promotrice ed iniziatrice di nuovi istituti il cui fine non era più l’assistenza elemosiniera, ma l’emancipazione del proletariato e dimostrando di essere una delle realtà sociali più dinamiche del panorama milanese del tempo.
Proprio per meglio illustrare la peculiarità del suo stratificato intervento, il Consiglio della Società Umanitaria, deliberò fin dal 1905, di non limitare la sua presenza all’interno del Padiglione della Previdenza (tema per la prima volta presente in una Esposizione Universale, all’insegna della volontà di rappresentare la modernità in tutti gli ambiti della vita, dalle comunicazioni alle evoluzioni sociali), ma di allestire un proprio padiglione, collocandolo significativamente nel Parco Sempione, sede principale della manifestazione.
Il Padiglione in stile liberty, progettato dall’architetto Luigi Conconi e realizzato dall’architetto Enrico Monti (insieme all’Acquario Civico di Milano, è l’unico paglione sopravissuto, poiché smontato e trasportato dal costruttore nel parco della sua residenza estiva ad Anzola), era suddiviso in tre stanze, la più ampia delle quali rappresentava “una sala di ritrovo e lettura per operai” (proprio come le sale lettura di tutte le Biblioteche Popolari che L’Umanitaria contribuiva a disseminare in città), dove vennero esposti i prodotti degli allievi delle Scuole d’Arte applicata all’Industria (i lavori dei fabbri e degli orafi, degli ebanisti e degli intagliatori, dei tappezzieri e dei lavori artistici su vetro, tutte scuole di indirizzo spiccatamente moderno dove insegnavano i migliori esperti dell’arte applicata dell’epoca).
Le linee architettoniche delle altre due stanze, invece, riproducevano perfettamente uno dei 249 appartamenti del nuovo quartiere di via Solari, realizzato dall’architetto Giovanni Broglio e interamente finanziato dall’Umanitaria: un progetto-pilota (replicato nel 1908 in Viale Lombardia) che fu visitato dai numerosi congressisti italiani e stranieri partecipanti all’Expo e che ancora oggi è considerato un modello di abitazioni operaie all’avanguardia, vero e proprio esempio ante-litteram di social housing.
Contestualmente all’esposizione, la Società Umanitaria si fece promotrice di due importanti convegni internazionali sull’assistenza pubblica e privata e, primo nel suo genere, sulla disoccupazione, contribuendo a porre in risalto i temi della previdenza sociale e del lavoro, archiviando definitivamente la vecchia lettura moralistica della disoccupazione, letta come una colpa individuale di persone poco propense al lavoro ed inclini all’ozio e sostituendola con una seria e dettagliata analisi sociologica ed economica del fenomeno.
La partecipazione all’Esposizione fu per l’Umanitaria un successo notevole, testimoniato dai numerosi riconoscimenti ufficiali, tra cui una Medaglia d’oro per la Sezione arte decorativa, un Diploma di Gran Premio per le scuole d’arti e mestieri e una Medaglia d’oro per le scuole professionali femminili (una delle insegnanti, per la scuola di sartoria, era Rosa Genoni, Gran Prix per la moda).

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The Umanitaria at the 1906 World Expo
Daniele Vola
english

The idea of organizing the 1906 World Expo in Milan with a focus on transportation, the symbol of early twentieth century industrial society, first took shape in 1902. At the time, the Società Umanitaria was just emerging from a decade-long legal quagmire started soon after its official recognition in 1893. In order to convey the peculiarities of its layered social intervention, the Umanitaria chose not to limit its participation to the Pavilion of Social Security and decided instead to mount its own pavilion and to place it meaningfully in the Sempione Park, the main venue of the event. Designed by Luigi Conconi and built by Enrico Monti, the Liberty style pavilion included three rooms, the largest of which was a “meeting and reading room for workers” completed by displays of objects manufactured by the students of the Schools for Art applied to Industry. The interior design of the two other rooms fully reproduced one of the apartments in the new housing estate recently built in via Solari : a pilot-project (duplicated in 1908 in the Viale Lombardia housing estate) submitted to the World Expo’s Italian and foreign visitors and a still appreciated early model of cutting-edge social housing estate for workers.
During the exhibition, the Società Umanitaria organized two major international meetings, one about public and private assistance, and the other – the first of its kind – about unemployment thereby contributing to shed light on the issues of social security and labor.
The Umanitaria received several official acknowledgements for its participation to the event – a Gold Medal for the Decorative Art Section, a Grand Prix Diploma for the schools of arts and trades and a Gold Medal for the Vocational Schools for Girls (Rosa Genoni, Grand Prix recipient for the fashion section, was one of the tailoring school’s teachers ).