L’Archivio Storico, la Biblioteca e la Fototeca possono essere considerati il patrimonio culturale della Società Umanitaria, a giudizio degli addetti ai lavori uno dei più consistenti e preziosi archivi di documentazione contemporanea che esistano a Milano, di tutto rilievo nazionale: non a caso, gli studiosi parlano di questo Ente come uno dei “capisaldi del riformismo italiano”.
L’Archivio Storico della sede di Milano è composto da 1.513 buste con decine di migliaia di documenti (lettere, corrispondenze, resoconti, planimetrie, articoli di giornali), meticolosamente inventariati e disponibili per la consultazione on-line in tre archi temporali: 1893-1926 (494 faldoni); 1943-1961 (393 faldoni); 1962-1986 (626 faldoni). Il patrimonio documentario negli anni è stato arricchito da altri preziosi fondi cartacei, pervenuti per acquisizione diretta o indiretta: essi costituiscono una documentazione prevalentemente privata di importanti personaggi (Filippo Turati, Augusto Osimo, Carlo Porcellini, Emilio Caldara, Ugo Guido Mondolfo, Rinaldo Rigola, Felice Ferri, Adele Martignoni, Lazzaro e Atea Raffuzzi), la cui attività si è svolta anche nell’ambito degli interessi dell’Umanitaria. A questi Fondi recentemente si è aggiunto il Fondo Riccardo Bauer, completamente inventariato, la cui vastissima corrispondenza è stata totalmente digitalizzata ed è disponibile nel portale Archivista.
Per la consistenza della documentazione e il valore delle pratiche ivi contenute, il 13 marzo 2004 la Soprintendenza Archivistica per la Lombardia ha riconosciuto l’Archivio Storico come “Archivio è di notevole interesse storico”, sottoponendolo alla disciplina del decreto legislativo 29 ottobre 1989, n. 490.
La Biblioteca (codice ISIL: IT-MI0254) è una delle biblioteche specialistiche più significative non solo a livello lombardo, ma anche a livello nazionale nell’ambito della storia del socialismo e del movimento operaio, della storia sindacale e sociale, del mondo cooperativo ed in genere della storia contemporanea. Attualmente il patrimonio della Biblioteca consta di circa 48.000 record bibliografici, di cui circa 45.000 sono monografie e circa 3.000 periodici.
Creata a partire dal 1903, in seguito al commissariamento e alla successiva amministrazione fascista, tutte le sue raccolte furono cedute in deposito all’Università degli Studi di Milano e nel 1930 concesse in uso perpetuo. Passata la guerra, l’Umanitaria rinata provvide a rifondare la Biblioteca come attività del Centro di Studi Sociali e nel 1961 rientrò in possesso del fondo librario originario, pur con le perdite e danni dovuti alla guerra, aumentando la sua consistenza grazie ai cospicui e numerosi lasciti (tra i più importanti il Fondo Filippo Turati, il Fondo Rinaldo Rigola, il Fondo Libero Cavalli, il Fondo Riccardo Bauer).
Una parte di questo patrimonio (quello edito e/o posseduto esclusivamente da questo Ente) è stato oggetto di un progetto di digitalizzazione cofinanziato da Regione Lombardia – Direzione Generale Istruzione Formazione e Cultura. Denominato “Carta canta. Il patrimonio documentale della Società Umanitaria” e ripartito in sei collezioni digitali (Storia, statuti e sedi – Cooperazione, lavoro, edilizia popolare – Emigrazione – Scuole e assistenza all’infanzia – Arte, musica, teatro e biblioteche popolari – Periodici e riviste), tale materiale è consultabile nel portale della Biblioteca digitale Lombarda.
A completare il patrimonio dell’Ente c’è anche la Fototeca, con circa 2.000 immagini relative specialmente alle attività di educazione e formazione professionale: materiale unico nel suo genere, che documenta lo sviluppo delle iniziative intraprese nei decenni, a Milano e nelle sedi decentrate dell’Umanitaria. È in fase di catalogazione una notevole quantità di fotografie più recenti, a partire dalla seconda metà degli anni ’80 del secolo scorso.
L’Archivio Storico e la Biblioteca sono aperti dal lunedì al venerdì, dalle 9:00 alle 12:30; la consultazione è possibile solo su prenotazione telefonica al numero 02.5796831, via e-mail all’indirizzo archiviobiblioteca@umanitaria.it oppure tramite il form contatti.