Pillole di Umanitària

Un respiro, una lacrima, un sorriso. Sono frammenti, storie di vita, brevi amarcord. Tessere di quel grande mosaico che è, ed è stata, la Società Umanitaria. Pillole di Umanitària apre una finestra sulle passioni, sulle speranze, sulle emozioni che in queste tredici decadi hanno influenzato decisioni, ribaltato confini, regolato scelte, stravolto sentimenti. Con l’auspicio che, anche chi legge, possa condividere e/o immedesimarsi in un cammino di identità e di comunità.


Quelle immagini sulla violenza domestica

Quelle immagini sulla violenza domestica

È una delle forme più aberranti di prevaricazione, la violenza fatta da chi si proclama compagno di una vita, e spesso si trasforma nell’incubo peggiore: schiaffi, urla, pugni, spintoni, violenze sistematiche, abusi, omicidi. L’elenco della violenza che può instaurarsi tra uomo e donna, dentro e fuori le mura domestiche, è lungo, ignobile, devastante. Soprattutto quando ci sono di mezzo i figli, i figli che tremano al solo aumento di tono della voce, a quella mano che si alza, a quel volto sorridente che diventa paonazzo e poi esplode in una furia cieca, inarrestabile. Oggi la violenza alle donne non è più marginale, è un fenomeno studiato, controllato, monitorato; c’è il numero verde 1522 (attivo 24 h su 24), se ne parla a scuola, se ne discute in famiglia, in TV, sui social, in una battaglia (perché la violenza è una guerra) comune e costante per abbattere quelle “cattive abitudini” che fino a pochi anni fa permettevano prevaricazioni inaccettabili ed oggi, con l’escalation dei casi, hanno portato a coniare un nuovo  sostantivo: femminicidio. Prima che l’Assemblea generale delle Nazioni Unite istituisse la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (17 dicembre 1999) in certi Stati, in certi paesi, in certi appartamenti, non era facile essere donna, perché questa forma subdola di violenza era quasi assente dai quotidiani, come se non esistesse, come se il reato non fosse contemplato. Poi una fotografa eccezionale cominciò ad occuparsi della questione; per lunghi mesi Donna Ferrato (“omen nomen”) seguì gli interventi della polizia chiamata dalle vittime o dai vicini, guardò negli occhi i carnefici, seguì le donne picchiate nelle case-rifugio vivendo accanto a loro, parlando con loro, sentendo le loro storie e diventandone amica. Da quel lavoro, grazie alla costanza di quella Donna, la violenza alle donne divenne un fatto di cronaca quotidiana, riportato sui tabloid di tutta l’America. Ne nacque un libro Living with the enemy, un progetto per l’accoglienza e l’assistenza alle donne maltrattate (oggi “National Resource Center on Domestic Violence”) e poi una mostra itinerante, struggente e delicata al tempo stesso. Quella mostra ebbe un’unica tappa in Italia, a Milano, dove 50 fotografie di Donna Ferrato – dal 30 marzo al 27 aprile 1995 – trasformarono il Chiostro dei Glicini in una esposizione incredibile (merito dell’allestimento suggestivo ideato dall’Architetto Giampiero Bosoni): una mostra voluta da un’altra donna straordinaria, Grazia Neri, che scelse l’Umanitaria come spazio ideale per puntare i riflettori su un fenomeno che continuava ad essere taciuto, nascosto, sommerso. La foto per l’invito venne scelta per il contrasto temporale: il volto di una donna sorridente, e la stessa donna con occhi tumefatti, le labbra spaccate e lo sguardo sofferente, dopo la relazione che le aveva distrutto la vita. Ma in mostra c’erano anche foto di tenerezza estrema, come la donna addormentata a fianco del figlio, con il viso finalmente disteso, nella prima notte di vera quiete, perché non si trovava più nella casa del mostro. Quel reportage seppe mostrare a tutti la cruda verità: c’era la denuncia di crimini ignobili, ma c’era anche la speranza di un cambiamento, nonostante i problemi da affrontare – oggi come allora – fossero ancora enormi, perché non sempre è facile rompere il muro del silenzio e ribellarsi ai soprusi, a quell’amore distorto dalle botte, dalle ossa rotte, dai lividi che non si cancellano ( il sito di Donna Ferrato è: www.donnaferrato.com ) Il senso di quella mostra continua ad essere vivo nelle tante iniziative che la Società Umanitaria promuove ancora oggi per mantenere alta l’attenzione su un tema che interpella la coscienza di tutti. Mostre, incontri, spettacoli, proiezioni e convegni, insieme a gesti simbolici e azioni concrete, animano in modo costante tutte le città dove l’Umanitaria è presente, coinvolgendo studenti, docenti, iscritti ai corsi, soci e cittadini. Attività spesso sviluppate in sinergia con associazioni impegnate nella prevenzione e nel contrasto alla violenza di genere, per rafforzare il dialogo e la consapevolezza collettiva. Iniziative diverse per forma, ma unite dallo stesso spirito: dal progetto partecipato che ha legato tutte le sedi dell’Umanitaria in un grande Lenzuolo SOSpeso, dove ciascuno ha potuto cucire con un filo rosso il nome di una donna vittima di violenza, alla panchina rossa dipinta dai nostri studenti dell’Università di Mediazione Linguistica “Prospero Moisè Loria”, oggi installata all’ingresso di via San Barnaba come monito e impegno a non smettere mai di parlare, di denunciare, di agire. Segni diversi di una stessa volontà: per tener viva l’attenzione e mettere la parola fine a un crimine contro l’umanità. Mai più. Ph. courtesy Donna Ferrato

Alla scoperta di Ginevra

Alla scoperta di Ginevra

“Il futuro dei diritti umani: come le nuove generazioni possono fare la differenza”. È stato questo il tema della XVII edizione del Concorso Ambasciatori dei Diritti Umani, promosso dalla Società Umanitaria con SIOI, Focus e ADU. Un progetto che ogni anno mette al centro studentesse e studenti delle superiori invitandoli a confrontarsi sui valori universali della dignità umana e dei diritti, dando voce a uno sguardo generazionale che rivela il modo in cui le nuove leve pensano e sentono le sfide del presente.Quest’anno i nove vincitori hanno vissuto due momenti speciali: la premiazione in Campidoglio e il viaggio a Ginevra, dove hanno potuto conoscere da vicino istituzioni e luoghi simbolo della cooperazione internazionale. Con il loro ingresso in ADU, l’associazione che riunisce gli ex vincitori, diventano parte di una rete di giovani che continua a crescere, mantenendo vivo il dialogo e l’impegno civile.In un mondo attraversato da guerre, stragi di civili e nuove spinte nazionalistiche che sembrano mettere all’angolo in modo irrevocabile il diritto internazionale, la curiosità e la serietà con cui questi ragazzi si sono confrontati con ciò che Ginevra rappresenta – il dialogo, la cooperazione, i diritti – sono un segno di speranza: piccoli semi che la Società Umanitaria è fiera di coltivare per il futuro. Ginevra - Culla dell’umanitarismo internazionale Di Massimo Abbina, Francesco D’Aria, Michela De Maria, Giulia Fiorucci, Andrea Monacelli, Chiara Sciarini, Giulia Spanò, Gabriele Trinchillo Per la sua XVII edizione, il Concorso Ambasciatori dei Diritti Umani ha introdotto una novità importante: per la prima volta, la cerimonia in Campidoglio ha riunito insieme tutti i nove vincitori delle tre città – Milano, Napoli e Roma – offrendo a ciascuno lo spazio per raccontarsi e condividere la propria esperienza. Il 7 maggio siamo così partiti per Roma, con destinazione Palazzo Senatorio, per vivere questo momento di incontro e di riconoscimento.Dopo aver vinto il concorso non sapevamo esattamente cosa aspettarci, ma, grazie anche al supporto dei giovani e dei responsabili dell’Associazione ADU (che riunisce tutti i vincitori del Concorso), siamo riusciti ad arrivare al grande giorno con le parole a portata di mano, più familiarità e un po’ meno ansia. Magari non ci saranno state centinaia di persone di fronte a noi, ma varcare le porte del Municipio di Roma, sedendosi sugli scranni di legno per tenere il proprio discorso, sotto lo sguardo giudicante di Giulio Cesare, incuteva comunque una certa soggezione.I nostri interventi, tuttavia, erano il gran finale: prima di noi, a rompere il ghiaccio, c'erano la Presidente dell'Assemblea Capitolina, la Presidente della Commissione Scuola e la Delegata alle Politiche Sociali del Comune di Roma, il Presidente della Società Umanitaria e il Presidente SIOI. Forse per questo, forse perché ormai avevamo letto e riletto ciò che volevamo dire, una volta iniziati i discorsi, l'ansia è scivolata completamente via, lasciando il posto a una ben meritata soddisfazione, che da quel momento è andata solo in crescendo.Gli applausi, l’onore di ricevere lo stemma di Roma Capitale, la presentazione agli ex Vincitori sono stati tutti momenti che, in un modo o nell'altro, ci hanno dato la sensazione di aver dato il nostro contributo, di essere diventati parte di qualcosa di più grande, ma, soprattutto, ci hanno dato un anticipo del bellissimo senso di gruppo che avremmo ritrovato, rafforzato, a Ginevra.Così dall’8 all’11 settembre 2025 abbiamo avuto la possibilità di visitare Ginevra, città simbolo di dialogo, pace e cooperazione internazionale.